Ischia, l’Italia e la grande ipocrisia … di Sergio Pizzolante

Ma le case travolte dal fango ad Ischia, erano abusive?
Il Ministro della Protezione Civile, Musumeci, questa notte, da Vespa, ci ha detto che non lo sappiamo. Non lo sappiamo ancora.
Quindi, di cosa stiamo parlando?
Sul monte, dove si è staccata la terra che ha dato origine alla frana, c’erano, ci sono, case? Abusive o no? No. Non c’erano. Non ci sono.
Ci sono 28 mila richieste di condono per 61 mila abitanti. Ma sono tutte case abusive, del tutto abusive o sono case con abusi? E di quali entità? Sanabili o non sanabili?
Non si sa. Nessuno lo dice. Nessuno lo chiede.
Buttiamo tutto giù!
È la nuova moda nazionale.
La nuova grande indignazione di massa.
Immagino qualche milione di italiani che si indignano, sorseggiando vino nella propria casa, non priva di qualche difformità, non in luoghi esenti da rischi di natura geologica, non al sicuro dal punto di vista sismico.
Diciamo la verità.
In un Paese dove non si fanno, in molti casi, da decenni, i piani regolatori, dove si sono affastellate, negli anni, leggi e norme,nazionali e regionali, spesso non chiare, ancor più spesso contraddittorie, dove giacciono, da decenni, in molti Comuni, cataste di pratiche di condono o di sanatoria, dove i tempi di risposta della pubblica amministrazione sono infiniti, dovessimo buttar giù tutto, non rimarrebbe su niente.
Niente.
Diciamoci la verità.
Ci sono difformità fra stato di fatto e stato di diritto ovunque.
Nelle case, negli stabilimenti balneari dove andiamo al mare, negli alberghi dove facciamo le vacanze. Ovunque.
E quasi ovunque ci sono rischi geologici e sismici.
Quando si fece la norma sul super bonus 110, che poneva come vincolo l’assenza di abusi per aver diritto ai bonus, nulla si muoveva. Nulla
Una norma che ti da un diritto, uno stato di fatto che non ti permette di cogliere una opportunità per riqualificare, efficientare, migliorare lo stato di protezione antisismica.
Si è fatta quindi una norma per consentire di usufruire dei bonus pur in presenza di difformità sanabili.
Senza attendere la sanatoria.
I Comuni sono stati invasi da richieste di sanatoria.
Per le situazioni più complesse, più difficilmente sanabili, centinaia di migliaia di lavori sono fermi o mai partiti perché i Comuni hanno tempi di risposta non compatibili con i tempi del super bonus.
È tutto ciò che è sanabile o probabilmente sanabile sta, in grandissima parte, su territori non esenti da rischi sismici e geologici.
Questo è!
Quindi?
Quindi se passa la linea della indignazione di massa, se, ossessivamente, si cerca un colpevole ovunque, per ogni cosa, negli anni e nei decenni, se le Procure aprono fascicolo ovunque, se i Ministri invocano la galera per i sindaci, beh, è finita.
Nulla si muoverà.
Nessuno si assumerà più alcuna responsabilità.
Nessun funzionario pubblico firmerà più niente.
Nessun sindaco vorrà rischiare nulla.
Ogni sovrintendente bloccherà ogni cosa.
Quindi più degrado e più abusi.
Certamente.
Bisogna fare l’esatto contrario.
Lo stato crei regole chiare.
Non esistono certezze sul piano dei rischi geologici e sismici.
Esiste la possibilità di prevenire dove i rischi sono più alti e resistere meglio, con regole di riqualificazione e messa in sicurezza più efficaci.
Ma per far questo occorre, con serietà, permettere a chi vuol riqualificazione e mettersi in sicurezza di poterlo fare.
Per poterlo fare occorre fare il contrario di quel che si dice.
Risolvere, con regole di sanatoria, le difformità fra stato di fatto e stato di diritto.
Non per tutti casi, naturalmente, ma per molti casi si.
Esempio: gli alberghi e gli stabilimenti balneari e non solo, della riviera romagnola, il più grande distretto turistico d’Europa, non potranno mai essere messi in sicurezza senza sanare.
Sempre? Tutto? No. Ma un bel po’.
Fuori da ogni ipocrisia.
Degli indignati di professione.
Sergio Pizzolante