Isis. Ecco il nuovo volto del terrore «Il regista delle stragi dell’Isis»

isisL’ORDINE di attaccare Parigi arrivò dal Califfo Al Baghdadi, ma lo stratega degli attentati del 13 novembre è stato lui, Abu Mohammad al Adnani (pseudonimo di Subhi Taha). Il portavoce dell’Isis, nato nel 1977 a Binnish, in Siria, ha coordinato gli attacchi preparati da mesi a Raqqa, dove ha addestrato la cellula jihadista di 24 uomini: 19 di loro erano destinati all’azione militare e al suicidio, cinque avevano compiti di sostegno logistico.
DALLA STRAGE in un quartiere sciita di Beirut all’abbattimento dell’aereo russo nei cieli del Sinai, fino agli attacchi di Parigi: dietro all’escalation di azioni terroristiche dell’Isis nelle ultime settimane vi sarebbe un’unica mente. Lui, il portavoce dello stesso Stato islamico, Abu Mohammad al Adnani, già autore di messaggi in cui invitava a uccidere gli «infedeli» ovunque, compreso l’Occidente. Sul nome di Al Adnani come regista delle ultime stragi si dichiarano d’accordo funzionari dei servizi d’intelligence americani ed europei citati dal New York Times. E le stesse fonti affermano che i recenti attacchi sono solo i primi risultati di una campagna terroristica pianificata a livello centrale da un’ala della leadership dell’Isis. Al Adnani, che ha 38 anni, è considerato da tempo uno dei dirigenti più importanti del Califfato proclamato nell’estate del 2014 da Abu Bakr al Baghdadi. Al punto che le autorità americane hanno offerto nella primavera di quest’anno una ricompensa di 5 milioni di dollari a chi dovesse collaborare alla sua cattura.
UN PARTICOLARE dai risvolti ironici se si pensa che nel 2005 le forze Usa della coalizione in Iraq lo avevano già arrestato dopo che si era unito all’insurrezione contro le forze di occupazione. Ma cinque anni dopo era stato rilasciato. Lo stesso era avvenuto allo stesso Al Baghdadi, per la cui cattura oggi Washington offre una taglia di dieci milioni di dollari.
Originariodi Binnish, nella Siria nord-occidentale, Al Adnani si è formato come combattente nella provincia occidentale irachena di Al Anbar. Tra le sue dichiarazioni più famose come portavoce del Califfato ce n’è una del settembre 2014, in cui incitava i membri o sostenitori dello Stato islamico a uccidere dovunque fosse possibile e con qualsiasi mezzo gli occidentali, in particolare «i malvagi e sudici francesi».
OGGI, secondo le fonti citate dal New York Times, si sarebbe messo lui stesso alla testa di questa campagna di esportazione del terrore offrendo assistenza strategica, addestramento e finanziamenti per azioni rivolte a infliggere il maggior numero possibile di vittime civili, ma lasciando il compito della scelta del momento, del luogo e del modo degli attacchi in gran parte ai fidati operativi sul terreno. Tra i motivi di questo cambio di strategia da parte dell’Isis, sottolineano le fonti citate, potrebbe esserci la volontà di carpire la leadership della jihad globale ai gruppi legati ad al Qaeda. E questo, secondo un funzionario dell’antiterrorismo europeo, potrebbe indicare che è iniziata la «gara tra l’Isis e al Qaeda per vedere chi può attaccare l’Occidente nel modo migliore».

Il messaggero