La Russia ha cominciato i raid aerei in Siria. Lo afferma l’amministrazione americana, in particolare un funzionario che lo ha riferito alla Cnn. Il raid avrebbe interessato la zona di Homs.Dalle prime notizie sembra che i russi abbiano chiesto agli Stati Uniti di astenersi dal sorvolo del territorio siriano ma senza fornire informazioni circa il luogo che intendevano colpire. Le missioni americane, ha aggiunto la fonte, proseguono normalmente.
Il Parlamento russo stamane aveva approvato all’unanimità l’uso della forza in Siria come richiesto dal presidente Putin. Passo ritenuto fondamentale per i raid aerei in Siria per combattere il terrorismo su richiesta del presidente siriano Assad, la cui è sorte è uno dei punti controversi della «collaborazione» Usa-Russia annunciata nei giorni scorsi alle Nazioni Unite.
L’ambasciata americana a Mosca stamane aveva commentato: «Ripeto semplicemente – è il commento all’agenzia Ria-Novosti del portavoce William Stevens – che quando il presidente Obama ha incontrato il presidente Putin, si sono intesi sul fatto che Stati Uniti e Russia hanno interessi comuni nella lotta contro l’Isis in Siria. Concordano sulla necessità di creare un canale di comunicazione tra i nostri militari per evitare incomprensioni tra i membri della coalizione (guidata dagli Usa) e dalla Russia». Stevens ha ribadito il principale ostacolo che per ora impedisce una collaborazione più stretta: «Il presidente Assad non è un partner accettabile nella lotta al terrore e all’estremismo in Siria». E questo complica la definizione di nemico comune per Russia e Stati Uniti.
Intanto l’agenzia Interfax rende noto che gli ultimi raid aerei siriani contro l’Isis sono stati coordinati dal centro informazioni creato a Baghdad, coordinato dal ministero della Difesa russo. Le notizie sono state rese note dal generale Yuri Yakubov. E l’Osservatorio siriano per i diritti umani, che ha sede a Londra, riporta che il primo raid aereo della Francia contro l’Isis in Siria ha causato la morte di 30 jihadisti, di cui 12 bambini soldato. «Il raid francese – ha affermato Rami Abdel Rahmane, direttore della Ong – ha colpito un campo di addestramento, uccidendo 30 combattenti, di cui 12 “cuccioli del Califfato”».
Sulla Siria prosegue oggi all’Onu il confronto tra Stati Uniti e Russia, prima di una riunione sull’emergenza migratoria che continua ad aggravarsi in Europa. Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, presiederà oggi una sessione del Consiglio sulla lotta «contro la minaccia terroristica», in primo luogo quella rappresentata dallo Stato Islamico in Iraq e in Siria. In parte conseguenza del conflitto siriano, la crisi migratoria che ha portato in Europa centinaia di migliaia di migranti e rifugiati – in particolare siriani – sarà in seguito oggetto di un’altra riunione a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Lavrov ha in agenda anche un incontro con John Kerry: se confermato, sarà il terzo in pochi giorni a New York, a comprova della ricerca di un compromesso tra Russia e Usa sulla Siria e della necessità di coordinare comunque le proprie azioni nel Paese mediorientale, dove Mosca potrebbe presto lanciare raid aerei contro l’Isis. Il presidente Vladimir Putin ha detto che questa opzione «non è esclusa» , formula che sembra anticipare un’azione concreta dopo l’arrivo di uomini e mezzi dalla Russia a Latakia e nel porto di Tartus.
Sul fronte emergenza migratoria, il primo ministro ungherese Viktor Orban dovrebbe difendere la linea dura adottata dal suo Paese, sottolineando che il flusso non si argina (515mila gli arrivi da gennaio) e che buona parte transita per il suo Paese.
Al termine di una riunione dei Paesi del G7 martedì sera, la Germania ha annunciato che verserà 100 milioni di euro supplementari alle agenzie dell’Onu che si occupano di rifugiati, tra cui il Programma alimentare mondiale (Pam) e l’Unhcr (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati).
Il Sole 24 ore