Nel vortice di un conflitto che non accenna a placarsi, il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha delineato oggi con toni decisi la linea del governo: le forze armate continueranno l’azione con la massima intensità, colpendo duramente le strutture terroristiche e impegnando i soldati in operazioni coraggiose per liberare gli ostaggi e annientare completamente Hamas. Katz ha descritto Gaza come un’area in preda alle fiamme, ribadendo che non ci sarà alcun arretramento fino al completamento della missione.
Questa posizione arriva in concomitanza con l’avvio dell’operazione di terra israeliana a Gaza City, dove i tank delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) sono penetrati nel cuore della città, secondo fonti locali e internazionali. Il portavoce IDF ha confermato l’inizio della distruzione di infrastrutture legate a Hamas, definendo l’intera area un pericolo per i civili e invitando i residenti a evacuare immediatamente verso sud, lungo la strada Rashid, unendosi al 40% della popolazione che ha già lasciato la zona per salvaguardare se stessi e i familiari.
Il primo ministro Benyamin Netanyahu ha sottolineato l’importanza cruciale di questa fase, annunciando che l’operazione intensiva è in pieno svolgimento e che oltre 350.000 persone hanno abbandonato la città, con l’esodo proseguito anche durante la notte. Ha persino invocato questa urgenza per richiedere un’esenzione dalla sua testimonianza in tribunale, evidenziando la priorità nazionale.
Sul terreno, fonti palestinesi hanno riportato l’impiego di bombe robot da parte israeliana, mentre una fonte israeliana ha descritto attacchi condotti con grande forza. I raid notturni hanno causato almeno 38 morti, come riferito da media come la Cnn, con ospedali come Al-Shifa, Baptist e Al-Aqsa che hanno accolto corpi di vittime, tra cui numerosi bambini, in scene di profondo dolore familiare.
Da Gaza, il parroco della Sacra Famiglia, padre Romanelli, ha dipinto un quadro di deterioramento costante, con bombardamenti intensi nelle zone ovest e nord-ovest, ma ha confermato la scelta di rimanere sul posto per assistere circa 450 rifugiati e i numerosi vicini, condividendo le risorse disponibili nonostante le difficoltà.
Sul piano internazionale, la Commissione d’inchiesta Onu guidata da Navi Pillay ha accusato Israele di aver commesso un genocidio a Gaza dall’ottobre 2023, con l’intento di distruggere la popolazione palestinese, attribuendo la responsabilità allo Stato ebraico. Israele ha respinto con veemenza queste conclusioni, definendo il rapporto falso e distorto, basato su presunte menzogne di Hamas, e accusando i commissari di posizioni antisemite, chiedendone l’abolizione immediata.
Reazioni non si sono fatte attendere: la Spagna ha convocato l’incaricata d’affari israeliana Dana Erlich per protestare contro le parole del ministro degli Esteri Gideon Saar, che ha etichettato il premier Pedro Sanchez come antisemita dopo la richiesta di escludere Israele da eventi internazionali, sul modello applicato alla Russia.
Nel frattempo, il segretario di Stato americano Marco Rubio ha avvertito che resta poco tempo per un accordo di cessate il fuoco, stimando solo giorni o poche settimane, e ha indicato il Qatar come l’unico Paese in grado di mediare efficacemente con Hamas, nonostante recenti tensioni, invitandolo a proseguire negli sforzi diplomatici.
Le famiglie degli ostaggi israeliani hanno manifestato marciando verso la residenza di Netanyahu a Gerusalemme, esprimendo il timore che questa possa essere l’ultima notte per i loro cari. Netanyahu ha ringraziato l’ex presidente Usa Donald Trump per le sue dichiarazioni, in cui ha definito l’uso degli ostaggi come scudi umani da parte di Hamas un’atrocità e ha esortato al loro rilascio immediato.
Un intreccio di azioni militari, appelli umanitari e pressioni diplomatiche che pone Gaza al centro di una crisi profonda, con la determinazione israeliana – incarnata dalle parole di Katz – a dettare il ritmo di un’evoluzione ancora incerta e carica di conseguenze.