Istanbul. Carneficina di turisti tedeschi

istanbulISTANBUL è stata colpita al cuore. Orrore e morte sfregiano quella piazza Sultanahmet sulla quale si affacciano i suoi tesori più preziosi, dalla Moschea blu alla basilica bizantina di Santa Sofia alla cisterna di Giustiniano, ed è luogo imprescindibile per ogni turista. E la pista ha un nome scritto con il sangue: Stato Islamico.
Erano le 10.15 di ieri quando un terrorista suicida che indossava una cintura esplosiva si è avvicinato a un gruppo di 33 turisti tedeschi che stavano ascoltando la guida raccontare la storia dell’obelisco di Teodosio, un capolavoro della 18esima dinastia egizia eretto da Thutmoses III e proveniente dal tempio di Amun Re a Karnak. Il terrorista si è mischiato a loro e lì si è fatto esplodere, causando una strage.

IL BILANCIO è drammatico: 10 morti e 15 feriti, quasi tutti turisti. «Otto cittadini tedeschi – ha ammesso il ministro degli Esteri tedesco, Franz Wakter Steinmeier – sono morti nell’attacco». La nona vittima dovrebbe essere la guida turca mentre per la decima c’è un giallo: sembrava fosse peruviana, ma il ministero degli Esteri di Lima ha prima confermato e poi smentito la notizia. Tra i feriti, due dei quali molto gravi, ci sono altri dodici turisti tedeschi, una donna peruviana, un norvegese e un turco.
Il kamikaze, secondo quanto riporta l’agenzia Dogan, citando fonti di polizia, si chiamerebbe Nabil al Fadli e sarebbe nato in Arabia Saudita, ma sarebbe di origine siriana e dalla Siria sarebbe entrato in Turchia. Sulla nazionalità (forse doppia) però non vi è certezza, perché nel pomeriggio il vicepremier Kurtulmus aveva detto che l’attentatore era «un uomo di origine siriana nato nel 1988». Quello che per polizia e 007 turchi è sicuro è che è la matrice è Daesh e che l’attacco è stato determinato dalla recente stretta contro lo Stato Islamico, che la Turchia aveva in passato ampiamente tollerato, se non apertamente favorito in chiave anti Assad, ma con il quale negli ultimi mesi ha rotto, «bloccando – secondo il governo di Ankara – il passaggio di ben 35 mila aspiranti jihadisti provenienti da 124 paesi». Da qui nascerebbe l’attacco.

ORA LA REAZIONE turca sarà durissima. «In Turchia oggi il problema è il terrorismo, non è questione curda, e dobbiamo dirlo al mondo – ha detto il presidente Recep Tayyip Erdogan, che sinora ha messo il problema curdo in cima alla lista delle priorità – e posso assicurare che la Turchia continuerà a lottare finché le organizzazioni terroristiche non saranno annientate». Dopo la strage, la polizia ha arrestato ad Ankara 16 sospetti jihadisti e un’altra ondata di arresti è in arrivo. Solo pochi giorni fa gli 007 turchi avevano annunciato di aver sventato un attacco preparato dall’Isis nella capitale Ankara per la notte di Capodanno. Ma diversi rapporti di intelligence avevano evidenziato un livello di rischio alto anche per Istanbul.

ANSA