Istanze e provocazioni (l’editoriale di David Oddone)

Capita che dai quotidiani nazionali italiani mi contattino per un consiglio o per scrivere direttamente un articolo a seguito della diffusione sui media dell’Istanza d’Arengo di turno. E’ successo in passato, ma anche di recente con quella sull’uso degli smartphone a scuola.

Quando spiego il funzionamento delle Istanze d’Arengo a San Marino, e di come spesso, anche se approvate, finiscano per giacere dentro un cassetto perché mai attuate, l’eccitazione per la notizia diminuisce, e di solito il pezzo salta.

Proprio in questi giorni ho avuto con un collega una discussione circa le interessanti e provocatorie proposte di effettuare un controllo tossicologico annuale per i Consiglieri, così come l’installazione di un etilometro a Palazzo, che segnali l’idoneità dei Parlamentari nell’affrontare la seduta.

Va detto che alcol e droga sono due problematiche molto, molto serie.

Causa di sofferenze per chi ne soffre, ma anche per chi si trova a subire talune situazioni.

Ci sono frotte di professionisti impegnati, così come le aule di Tribunale sono piene di processi legati ad alcol e droga.

Indirizzare una Istanza agli Eccellentissimi Capitani Reggenti, costa relativamente poca fatica. Forse per questo, per quanto tale strumento di democrazia diretta rappresenti un fiore all’occhiello, quale fulgido esempio di democrazia e libertà, sarebbe il caso oggi di interrogarsi sul suo funzionamento. A partire da controlli iniziali più stringenti, al fine di evitare pubblicità mediatica non proprio edificante o ancor paggio l’effetto “social” che, per parafrasare Umberto Eco, “danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli”.

Lungi da me giudicare chi presenta le Istanze, ci mancherebbe altro e il mio è un ragionamento assolutamente generale (la precedente citazione è riferita ovviamente al far west del web). Dico solo che inserire qualche regola in più, senza svilire lo strumento, potrebbe fare sì che le legittime richieste dei cittadini, una volta accolte dall’Aula, vengano successivamente messe realmente in pratica.

Ritengo inutile approvare una Istanza solo per farsi pubblicità o andare dietro ad argomenti in voga in quel determinato frangente, salvo poi lasciare finire tutto nel dimenticatoio.

Non penso sia una bestemmia suggerire, visto che si parla tanto di una Commissione Speciale sulle Riforme Istituzionali, di fare un bel “check-up” alle Istanze e metterle al passo coi tempi. Magari, per cominciare, si potrebbe semplicemente dar vita a un dibattito.

L’Istanza d’Arengo non è un giocattolo, non è un modo per ottenere visibilità effimera o cavalcare l’onda di un argomento “pop”. È una eredità preziosa, che va usata con responsabilità e consapevolezza. Forse è il momento di alzare l’asticella, di pretendere di più da noi stessi e dai nostri rappresentanti. Anche perché, provocazione per provocazione, qualcuno potrebbe essere tentato dal proporre l’Istanza del test culturale per votare.

Come funziona? Insieme alla scheda elettorale viene consegnato un bel quiz con dieci domande, e solo a chi risponde correttamente ad almeno sei viene convalidato il voto. Non raggiungi la sufficienza, la tua scheda finisce nella spazzatura.

Che ne pensate? Nella peggiore delle ipotesi se qualche incapace, sprovveduto o incompetente dovesse comunque riuscire a superare il test, ci saremmo almeno assicurati che abbia un minimo di conoscenza della storia e della cultura della nostra millenaria Repubblica…

Non scordiamolo mai: la democrazia non è un dono, è una conquista.

 

David Oddone

(La Serenissima)

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