Alle prese con le quotazioni del greggio di questi giorni complice la situazione geopolitica che riguarda anche Paesi produttori di petrolio, il governo italiano, con una mossa a sorpresa e in controtendenza rispetto alle auspicate aspettative di buon senso, ha deciso di mettere mano alla leva fiscale, ma invece di ridurre la pressione del prezzo, l’ha aumentata.
Ci si attendeva la sterilizzazione dell’aumento dell’Iva sul prezzo finale, trascinato dall’effetto greggio, con una corrispondente riduzione dell’accisa, un’imposta che pesa oggi, ad esempio, per 56 centesimi al litro sul prezzo finale della benzina, cioè quanto il vero carburante che introduciamo nel serbatoio.
Altri Paesi europei si sono mossi con questa logica da quando è cominciata la corsa del greggio: un esempio? La piccola Slovenia ha ridotto in due mesi di 5,0 eurocent/litro l’accisa sulla benzina e di 7,5 quella sul gasolio, mantenendo stabile il prezzo interno rispetto alle escursioni del prezzo internazionale.
Infatti, per finanziare il Fondo unico per lo spettacolo (Fus) e per cancellare la contestata tassa di 1 euro sul biglietto del cinema il governo ha deciso di aumentare l’accisa sui carburanti. Il rincaro – secondo quanto annunciato dal Sottosegretario Gianni Letta a Palazzo Chigi al termine del Cdm – sarà nell’ordine di 1-2 centesimi.
Il provvedimento, davvero difficile da comprendere, determinerà un ulteriore peso su consumatori e imprese, compresi gli operatori finali della filiera distributiva dei carburanti. Una mossa avventata che inevitabilmente, tra l’altro, produrrà un balzo ancor più verso l’alto dell’atteso tasso tendenziale dell’inflazione.
Quindi si è preferito erodere ulteriormente il potere d’acquisto degli italiani per esaudire le ultime recenti richieste di Berlusconi: «Ridurremo i tagli alla cultura. Abbiamo in programma entro 15 giorni una sessione con tutti i ministri e con Tremonti per ridurre i tagli alla cultura». Tradotto, le risorse saranno recepite dai portafogli degli utenti finali (automobilisti, autotrasportatori, ecc.) italiani. Ridurre i tagli è un gioco di parole per dire che da qualche parte le risorse saranno individuate, anche a scapito di far pagare un tributo del tutto improprio a una categoria già fortemente martoriata. Compliments!
(23 marzo 2011)
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La composizione del prezzo della benzina
Vediamo com’è composto il prezzo della benzina :
- Costo del prodotto e margine di guadagno (31.33% sul prezzo complessivo);
- Accise (cioè tutte le imposte di cui il prodotto è gravato siano esse di carattere locale, regionale o statale – la voce pesa per il 52,00%);
- Imposta sul valore aggiunto, IVA, uguale al 20% (la voce pesa, ovviamente, per il 20% rispetto alla somma delle prime due e, pertanto, per il 16,67% sul totale pagato).
Ecco l’elenco delle accise statali :
- la guerra in Abissinia del 1935 (1,90 lire);
- la crisi di Suez del 1956 (14 lire);
- il disastro del Vajont del 1963 (10 lire);
- l’alluvione di Firenze del 1966 (10 lire);
- il terremoto del Belice del 1968 (10 lire);
- il terremoto del Friuli del 1976 (99 lire);
- il terremoto in Irpinia del 1980 (75 lire);
- la missione in Libano del 1983 (205 lire);
- la missione in Bosnia del 1996 (22 lire);
- il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004 (0,020 euro, ossia 39 lire).
Quindi ogni pieno di benzina che facciamo metà soldi vanno allo stato italiano.
Ora il nuovo inasprimento, che merita un plauso per l’originalità e la creatività!