Da simboli di dialogo e affinità culturale a bersagli di accuse dirette: i rapporti tra Italia e Russia si fanno sempre più tesi. A poco più di un anno dall’incontro tra Vladimir Putin e una studentessa italiana, in cui il presidente russo evocava l’amicizia storica tra i due Paesi, il quadro appare profondamente mutato.
Negli ultimi giorni, Mosca ha rivolto a Roma critiche esplicite e di rara durezza. In un lungo messaggio diffuso sui propri canali ufficiali, l’ambasciata russa in Italia ha puntato il dito contro l’establishment politico e mediatico italiano, accusato di ostacolare il processo di pace e alimentare sentimenti ostili verso la Russia. Secondo quanto sostenuto nella comunicazione diplomatica, le autorità italiane starebbero appoggiando una linea univoca, priva di spirito critico, schierata in favore di Kiev e pronta a dare spazio, senza filtro, alla narrativa del governo ucraino.
Nel mirino anche l’informazione italiana
Uno dei bersagli principali è stata la stampa italiana, e in particolare una giornalista Rai, accusata da Mosca di aver oltrepassato i confini del giornalismo per prendere parte – secondo la versione russa – ad attività di propaganda sul territorio della Federazione. Il caso è stato collocato all’interno di una più ampia narrazione sulla presunta disinformazione che, a dire del Cremlino, andrebbe avanti da oltre un decennio, ignorando i crimini attribuiti alle forze ucraine durante e dopo la crisi del Donbass.
Le autorità russe sostengono inoltre che in Italia manchi una reale volontà di approfondire episodi controversi come quelli di Bucha o le morti di giornalisti russi. Secondo Mosca, l’Italia e i suoi organi d’informazione avrebbero mostrato, nel tempo, una sorta di “tolleranza selettiva” rispetto a determinati eventi, interpretandoli esclusivamente in chiave anti-russa.
Lo scontro si allarga anche al contesto europeo
Non è solo Roma a finire nel mirino del Cremlino. Mosca ha esteso le sue critiche anche all’Unione Europea, e in particolare a Kaja Kallas, Alto rappresentante per gli Affari esteri. La richiesta avanzata dal presidente della Duma, Vyacheslav Volodin, di un suo deferimento a un tribunale internazionale, segna un’escalation significativa. La colpa della diplomatica baltica, secondo Mosca, sarebbe quella di aver suggerito ai Paesi membri dell’UE di non prendere parte alle commemorazioni russe per l’80° anniversario della vittoria nella Seconda guerra mondiale. Un gesto interpretato come offensivo e oltraggioso nei confronti della memoria storica sovietica.
Un clima diplomatico sempre più compromesso
L’accumularsi di episodi simili, dalle dichiarazioni pubbliche ai post ufficiali, dimostra come la distanza tra Roma e Mosca si stia allargando sul piano politico e diplomatico. A dispetto dei segnali di distensione che la Russia continua a rivendicare in ambito bilaterale e nei colloqui con Washington, nei confronti dell’Italia i toni si fanno sempre più aggressivi.
La questione non si limita alle relazioni tra due governi: è ormai evidente che l’Italia sia divenuta, agli occhi di Mosca, un punto nodale della narrativa occidentale ritenuta ostile. E, in questo contesto, ogni passo, ogni dichiarazione, ogni reportage diventa un elemento di attrito.
Mentre sul piano internazionale si parla con prudenza di spiragli per una pace in Ucraina, il fronte delle relazioni italo-russe si complica. Un tempo interlocutori privilegiati, oggi Roma e Mosca sembrano navigare in direzioni opposte, sempre più distanti, sempre più diffidenti.