È UNA RIPRESA ancora debole, lenta e anomala, con una forbice sempre più ampia (mille euro di differenza di spesa mensile da Trento alla Calabria) tra il potere d’acquisto delle famiglie del Nord e quelle del Sud. Ma si tratta pur sempre di una ripresa, anche se la grande distribuzione non l’ha ancora sentita perché, nonostante il forte incremento estivo di consumi di bevande e gelati, da gennaio ad agosto le vendite sono scese dello 0,1% in valore e dello 0,9% deflazionando il dato. E per essere in grado di produrre occupazione la crescita dovrebbe rafforzarsi perché le riforme come il Jobs Act possono aiutare ma da sole, avverte il presidente di Coop Italia Marco Pedroni, dopo aver sottolineato che il 90% «dei nostri assunti è a tempo indeterminato», non creano nuovi posti.
I SEGNALI positivi, seppure «timidi», però ci sono. Ed emergono, insieme con il forte cambiamento del modo in cui gli italiani vivono e fanno la spesa, dal Rapporto Coop 2015. La recessione è finita ma la lunga crisi iniziata nel 2007 è costata 122 miliardi: 47 di minori risparmi e 75 di minori consumi. La crisi ha anche inciso pesantemente nel tessuto sociale creando un Italia bipolare non solo a livello geografico ma anche generazionale. Gli under 35 spendono infatti oggi 100 euro al mese in meno degli over 65. E il lavoro «continua a essere la grande discriminante e la grande chimera».
Comunque nell’ultimo anno qualcosa è migliorato. Se dall’inizio della crisi le famiglie hanno perso 2.600 euro di reddito disponibile, quest’anno ne hanno recuperati 220 con una crescita dell’1,5%. E l’1% di questo aumento è dovuto alle politiche del governo, 80 euro in più in busta paga compresi.
MA PER SOSTENERE la ripresa è necessario, avvertono Pedroni e e il presidente dell’Associazione nazionale cooperative di consumatori-Coop, Stefano Bassi, che non scattino le clausole di salvaguardia e quindi non ci sia un rincaro dell’Iva. Se poi ci saranno altre iniziative di sostegno fiscale (compreso il taglio delle tasse sulla casa) ben vengano ma queste non devono essere finanziate alzando l’Iva. Che sarebbe un brutto colpo sui segnali di ripartenza dei consumi e anche sui portafogli delle famiglie che invece sarebbero avvantaggiati se si avesse più coraggio sul fronte liberalizzazioni. Capitolo per il quale – a cominciare dalla frenata sui farmaci – sottolinea Bassi, c’è «delusione».
Oltre alla ripresa dei risparmi (con il tasso salito dall’8,6 del 2014 al 9,2% ma lontano dall’11,9% del 2007) e un po’ anche dei consumi dai beni durevoli come l’auto al fronte vacanze, bar e ristoranti (mentre soffre ancora l’abbigliamento) gli italiani stanno cambiando gli stili di vita.
AFFAMATI di tecnologia, innovazione e attenzione alla salute: siamo i più palestrati d’Europa con 12mila centri fitness e passiamo più di 6 ore al giorno su Internet tra pc e smartphone. Beviamo e fumiamo meno, siamo i più magri e longevi. Ma non perdiamo i nostri vizi con 200 miliardi di evasione fiscale compensati però da un grande senso dell’altruismo con 7 milioni di volontari.
Fonte:RESTO DEL CARLINO