Jurij Ferrini, nel mio Otello non c’è solo la gelosia

“Otello non è solo il dramma della gelosia. C’è anche il tema del femminicidio, l’incapacità di dialogare che porta all’omicidio e poi alla guerra, la diversità. Volevo rappresentare qualsiasi guerra che c’è sullo sfondo di questa tragedia e che c’è sempre. Ho cercato di renderlo attuale anche attraverso la scelta della musica dei Doors che fa pensare alla guerra del Vietnam”. Così Jurij Ferrini parla dell’Otello che debutta domani, 10 gennaio, in prima nazionale al Teatro Gobetti di Torino per la stagione del Teatro Stabile, nella traduzione di Emilio Cecchi e Giovanna Cecchi. Della tragedia di William Shakespeare Ferrini è il regista, ma anche il protagonista, nei panni di Otello. Con lui sul palco ci sono Rebecca Rossetti, che interpreta Iago, Sonia Guarino, Maria Rita Lo Destro, Agnese Mercati, Federico Palumeri, Stefano Paradisi, Michele Puleio. Le scene sono di Jacopo Valsania, che ha curato anche le luci insieme a Gian Andrea Francescutti, i costumi sono di Agostino Porchietto. Due ore e venti di spettacolo, senza intervallo perché “è montato come un film” e chi ha visto le prove ha sconsigliato la pausa. “Il mio Otello? Non mi dipingo la faccia di nero per rispetto alle persone di colore, porto solo un piccolo segno. Il tema è l’alterità, tutti possono ritrovarsi in questo sentimento. Un argine invalicabile tra noi e gli altri. Otello è uno straniero e Iago lo chiama ‘negro’, ho voluto che questa parolA fosse usata”, dice Ferrini. “Il mio Otello è pensato per chi non conosce la storia. Parto dal presupposto che il pubblico non sappia la storia o se la sa devo fargli credere che io ho cambiato il finale”. Quanto alla scelta di una donna per il ruolo di Iago, il cattivo che fa nascere e il dubbio e la gelosia in Otello, il regista spiega che si tratta di “un gesto di politica culturale, artistica. C’è bisogno di donne che interpretino grandi ruoli in teatro. Ho trovato perfetta Rebecca per fare Iago, ha quarant’anni ed è nel momento della sua maturità e del suo massimo fulgore. Ha degli aspetti androgini. Nel teatro shakespeariano, nel testo, nel copione, nelle battute, non sono rilevanti né il genere né il colore della pelle”. Per il futuro l’idea è di portare in scena Amleto con una promessa: a interpretare il protagonista “sarà di nuovo una donna. Non è la prima volta, è una proposta in più. Voglio indagare questo spirito femminile, il suo viaggio dentro il nemico perché l’uomo purtroppo resta un nemico”.


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