Juve. Allegri, una mole di pressione

allegriTORINO sarà bianconera o granata? Lo scopriremo stasera verso l’ora di cena. Il derby della Mole numero 141 sarà una partita speciale, da bollino rosso, per tante, troppe ragioni, dalla rivalità storica (il Toro non batte la Juve fuori casa dal 9 aprile del 1995, 1-2, doppietta di Rizzitelli) all’importanza della posta in palio, come ha sottolineato ieri Massimiliano Allegri, soprattutto per la sua Juve, costretta a vincere per tirarsi fuori dalle sabbie mobili di una classifica che resta inaccettabile (cit. Andrea Agnelli). L’ultima volta che i «cugini» hanno incrociato i guantoni (all’Olimpico, il 26 aprile scorso) è finita in guerriglia, con feriti, bombe carta e veleni vari ed avariati trascinatasi per mesi. Non sono state predisposte misure eccezionali per quello che riguarda l’ordine pubblico e la sicurezza, hanno fatto sapere dalla Digos di Torino, solo un po’ più di attenzione. «In un derby non ci sono favoriti» ha sentenziato Allegri, che dovrebbe puntare sul 4-3-3 sulla falsa riga di quello visto a Manchester in Champions. Forse avrebbe detto la stessa cosa Giampiero Ventura, che risponderà con il suo collaudato 3-5-2. Forse, perché come capita ormai da tempo immemore (novembre 2013), tranne rare eccezioni, il tecnico del Toro non ha parlato prima di una partita di campionato. E’ stata comunque una vigilia al peperoncino, scandita dalla «visita» degli ultras ai rispettivi campi di allenamento – quelli bianconeri, una cinquantina, sono stati più «fortunati» perché hanno assistito alla seduta e hanno ricevuto in omaggio un pallone –, dalle polemiche (sponda granata) per la designazione di Rocchi e dai problemi che attanagliano i campioni d’Italia, ancora in affanno ed attardati in classifica. «Le critiche sono giuste, abbiamo 12 punti. Ci piovono addosso e vanno assorbite. C’è nervosismo, ma non bisogna avere paura in questo momento. Il passato non si può cambiare, ora dobbiamo fare risultati e dare continuità. Se mi sento in bilico da qui alla sosta? No, ma quando mancano i risultati, l’allenatore viene chiamato in causa per primo» ha sottolineato il tecnico livornese, che a differenza di quello che ha detto, resta in bilico. La società gli ha confermato la fiducia. Ma è a tempo. O tornano a vincere, o cambieranno il timoniere. E’ la legge del calcio. Un po’ come il pesce-ratto. Può piacere o non piacere, perché come ha detto Allegri: «Alla fine la regola dice che chi vince è un bravo ragazzo, chi perde… (pausa e sorriso amaro, ndr)». Stasera ne sapremo di più.