“Capisco l’allarmismo, ma siccome l’allenatore sono io l’importante è che sia sereno io. E caratterialmente è difficile che mi preoccupi”. Massimiliano Allegri tenta di liquidare con nonchalance la grana degli infortuni, con il suo rosario di cause ed effetti. Difende le sue scelte e il suo staff, anche se tra le righe ammette che lui e i suoi collaboratori stanno cercando di capire le ragioni di quattro infortuni in sedici giorni. “Il calcio non è scienza e ci sono annate in cui hai più infortunati e altre meno. Addossare responsabilità o trovare cause è difficile, in un essere umano ci sono troppe varianti che la scienza ancora non coglie. Noi non lasciamo passare nulla di inosservato, cerchiamo di capire ma sicuramente non è un dramma né siamo gli unici ad avere dei problemi. Però più che modulare i carichi di lavoro non possiamo fare”. Il tecnico difende anche la scelta del ritiro cittadino e degli allenamenti nella fornace di Vinovo: “Non mi sono pentito, è stata una scelta mia ma non c’era alternativa. Abbiamo smesso lavorare l’8 giugno, i nazionali addirittura il16, per cui non potevamo ricominciare prima del 20. Abbiamo dovuto accelerare e prenderci dei rischi per via della Supercoppa. L’anno scorso siamo arrivati in fondo correndo discretamente forte e credo sia merito di preparatori. Continueremo a lavorare serenamente, se ci allarmiamo e preoccupiamo le cose peggioreranno. Conosco solo un metodo: rimanere sereni e lavorare”.
