E’ il terzo papa, Francesco, che sale fino al santuario di Namugongo, a pochi chilometri dalla capitale dell’Uganda, forse il luogo a maggior valore simbolico per la cattolicità dell’intero continente africano. Fu qui che tra il 1885 e il 1887, gli anni delle persecuzioni anticristiane, furono massacrati 45 cristiani, di cui 22 cattolici, i “martiri ugandesi”. E’ il secondo giorno della tappa a Kampala del viaggio africano del Papa, ed è un tripudio di fedeli, colori, balli, canti: lo stesso Bergoglio mostra stupore quando entra nella grande area del santuario, dove forse sono arrivate 100mila persone, la gran parte arrivata a piedi da tutte le parti del paese.
L’Uganda, infatti, è per metà cattolico, quindi circa 17 milioni di persone. Ma il Papa prima si è fermato per una breve sosta al vicino santuario dei martiri anglicani. Furono tutti uccisi dall’allora re del Buganda Mwanga II sia perché cristiani e sia perchè si sottrassero ai desideri morbosi del sovrano, che li fece massacrare a bruciare vivi: la Chiesa cattolica li ha dichiarati santi nel 1964 e nel 1969 qua venne Paolo VI, prima papa in Africa dopo secoli (vi tornò Giovanni Paolo II nel 1993).
Ieri sera inoltre Papa Francesco ha ricevutoa nella nunziatura di Kampala il presidente del Sud Sudan, Salva Kiir. Lo riporta Radio Vaticana.Il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, ha sottolineato che l’udienza rappresenta «un gesto speciale» che testimonia l’attenzione con la quale Francesco segue le travagliate vicende di questo Paese che è il più giovane dell’Africa (indipendente dal luglio 2011) e ha tra i suoi fondatori un vescovo cattolico, mons. Cesare Mazzolari, scomparso poco dopo la nascita del Sud Sudan. Nei 5 anni di vita, infatti, non c’è mai stata pace per il Sud Sudan nonostante gli ideali che lo hanno ispirato fossero proprio quelli della pacificazione tra le etnie e con il Sudan.