«Con l’Ucraina esiste già il cosiddetto vicinato europeo, un partenariato che riguarda scambi economici, culturali e politici». Secondo Federico Castiglioni, ricercatore dell’Istituto Affari Internazionali, l’iter per l’ingresso dell’Ucraina nell’Ue è ancora alle battute iniziali.
Qual è la differenza tra partenariato e adesione?
«Il partenariato è uno status speciale che lega l’Ue e alcune nazioni dell’Est e del Sud del Mediterraneo tra cui Ucraina, Georgia e Moldavia. L’Unione ha un rapporto privilegiato con queste nazioni e le aiuta qualora dovessero averne bisogno».
Come si diventa membri dell’Ue?
«È una procedura complessa: il Consiglio ratifica la volontà dello Stato membro di aderire e la Commissione esprime un parere. Solo dopo iniziano i negoziati e lo Stato viene considerato candidato. Poi serve l’ok del Parlamento, del Consiglio e degli Stati nazionali».
Perché è una procedura tanto lunga?
«Chi chiede di aderire all’Ue deve rispettare i criteri di Copenaghen: avere un ordinamento coerente con i valori dell’Unione dal punto di vista politico, economico e dall’acquis communautaire. Sono tre grandi basket che al loro interno contengono dei pacchetti che vengono aperti e chiusi».
Quanti anni servono per diventare membri?
«Dipende. Ci sono nazioni come la Slovenia che sono entrate dopo 7 anni, mentre la Turchia sta ancora aspettando. I Paesi balcanici hanno problemi legati all’economia, alla libertà di stampa e all’indipendenza della magistratura che finora hanno ostacolato l’adesione».
Cosa impedisce a Kiev di entrare rapidamente nell’Ue?
«Da una parte si vuole l’ingresso dell’Ucraina per mandare un messaggio alla Russia, dall’altro si ritiene che sia meglio procedere lentamente perché il negoziato di pace riguarderà anche la possibile adesione alla Nato e all’Ue. Poi c’è il fattore guerra…».
Si spieghi meglio…
«Gli Stati membri sono legati da un patto difensivo e in caso di aggressione questa clausola di mutuo soccorso creerebbe difficoltà».
C’è la possibilità di velocizzare l’iter?
«Non lo escludo, ma la volontà politica si scontra con l’esigenza di rispettare dei criteri. Anche l’Italia e la Germania hanno impiegato anni ad adeguarsi alle normative. I singoli passaggi non si possono saltare, ma si possono accorciare i tempi di risposta dell’Ue. Qualcosa si può demandare, ma le riforme devono essere già state messe in campo e farlo in tempo di guerra è difficilissimo».
Esiste un’alternativa?
«C’è l’ipotesi della creazione di una confederazione che includerebbe diversi Paesi dell’Est, i Balcani e anche il Regno Unito, che riguarderebbe solo la politica estera e la difesa».
Sarebbe un bene o un male?
«L’Eliseo pensa che l’Ue non sia la panacea per tutti i mali, ma la Confederazione, intesa come unione geopolitica, può essere un’arma a doppio taglio perché richiama un’unione leggera in cui gli Stati hanno una completa sovranità».
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