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  • LA COLONIA CELESTE DI ATLANTIDE E I “DIVINI PELASGI” ALLE ORIGINI DELLA CIVILTA’

    Domenica 7, al Teatro Titano di San Marino, si aprono i lavori dell’XI Simposio Mondiale sulle Origini Perdute della Civiltà e gli Anacronismi Storico-Archeologici sul tema “Origini dimenticate: dai Pelasgi ad Atlantide”, coordinato per il CIRPET (Comitato Interdisciplinare per le Ricerche Protostoriche E Tradizionali) dallo scrittore Roberto Pinotti sotto il patrocinio delle Segreterie di Stato per il Turismo e la Giustizia e in collaborazione con l’Ufficio di Stato per il Turismo.

    Da tempo una enorme serie di incongruenze ed anacronismi di tipo storico-archeologico, unitamente a molteplici indizi concreti, hanno imposto una attenta revisione del quadro generale della genesi della civiltà, lasciando intravedere una chiave di lettura diversa e rivoluzionaria che contempla l’esistenza di una avanzata civiltà-madre di portata planetaria e di tipo talassocratico che sarebbe stata distrutta in epoca “antidiluviana” da cataclismi planetari e la cui memoria è adombrata dal comune mito del Diluvio Universale e in quelli greci sui “Divini Pelasgi” e sul continente perduto di Atlantide, colonia terrestre degli Dei Celesti. Un cataclisma che, azzerata la civiltà, avrebbe poi visto i pochi superstiti intraprendere nuovamente la lenta via dell’evoluzione in un mondo devastato da una probabile catastrofe di origine cosmica.

    Gli oratori presenti a questa edizione sono più o meno tutti concordi. Dall’esploratore Diego Baratono che indaga sugli insediamenti proto-egizi a Giza al tecnico Michelangelo Petrucci che sembra avere individuato grazie ad Erodoto il sistema di costruzione delle piramidi; dagli scrittori  Michele Manher e Massimo Bonasorte al matematico Emilio Spedicato dell’Università di Bergamo; dallo scrittore Luigi Muscas, da tempo sulle tracce di necropoli di misteriosi uomini giganteschi nell’antica Sardegna, all’architetto Alberto Arecchi fautore di una Atlantide “sahariana”; dagli studiosi calabresi Domenico Raso e Alfonso Carè, da decenni studiosi dei “Divini Pelasgi” civilizzatori provenienti dall’estremo Occidente allo scrittore Tullio Egidio reduce da prospezioni in Sud America; dal traduttore dall’ebraico Mauro Biglino, che attraverso il Pentateuco reinterpreta il rapporto con gli Dei Celesti in chiave extraterrestre, al fisico Clarbruno Vedruccio che individua a Dendera in Egitto tecnologie legate a “impossibili” conoscenze sull’elettricità nondimeno in possesso degli antichi Egizi, probabili discendenti di transfughi da Atlantide.

    Le loro relazioni mettono in crisi l’archeologia tradizionale ed aprono nuove, sconcertanti prospettive.

    L’Ufficio di Stampa e p.r.