
La Corte Suprema dell’Iran ha accolto oggi il ricorso di Mohammad Ghobadlou, un giovane condannato a morte con l’accusa di aver partecipato
all’uccisione di un agente di polizia durante le proteste contro il sistema, iniziate più di quattro mesi fa, quando Mahsa Amini è morta in custodia per aver indossato male il velo. Amnesty International aveva lanciato un appello a favore del 22enne. sostenendo che soffre di disturbi bipolari e
si sottopone a cure psichiatriche dall’età di 15 anni.
Ghobadlou, ha denunciato Amnesty, non ha potuto parlare con il suo avvocato durante la fase d’inchiesta che ha portato poi alla condanna, è stato picchiato in carcere e la confessione su cui si basa la sentenza è stata estorta. “Il diritto internazionale proibisce la pena di morte per persone che hanno incapacità mentali”, si legge nell’appello inviato dalla ong alla Magistratura iraniana.
La Corte Suprema ha anche accettato il ricorso di un 19enne Mohammad Boroughan, che era stato condannato a morte con l’accusa di aver aggredito e ferito un agente di polizia e di aver incendiato l’ufficio del governatore a Pakdasht, vicino a Teheran. Boroughan doveva essere giustiziato insiemea Ghobadlou.
Ma la repressione della protesta contro il regime islamico non cessa: tre giornaliste iraniane – Mmes Melika Hashemi, Saideh Shafiei e Mehrnoush Zarei – sono state arrestate nelle ultime 48 ore. Lo ha fatto sapere l’Associazione dei giornalisti di Teheran senza dare ulteriori dettagli. Secondo il quotidiano riformista Etemad, le giornaliste sono state trasferite nel famigerato carcere Evin a nord di Teheran. Una delle giornaliste, Mehrnoush Zarei Hanzaki che lavora per Ilna, Iska e Ana, è stata arrestata nella sua abitazione mentre Melika Hashemi, dell’agenzia Shahr, è stata convocata ieri presso il tribunale del carcere di Evin per “alcune spiegazioni” ed è stata arrestata non appena arrivata.
Secondo l’associazione dei giornalisti di Teheran, almeno 33 dei reporter arrestati durante le manifestazioni si trovano ancora in carcere, mentre molti sono stati convocati in prigione e successivamente rilasciati su cauzione. In totaò sono 79 i giornalisti arrestati dalle autorità a partire dal 16 settembre, quando sono iniziate dimostrazioni anti governative in varie città del Paese dopo la morte di Mahsa Amin. I giornalisti arrestati in questi mesi avevano coperto le manifestazioni contro il governo. A a fine ottobre, oltre 300 reporter iraniani avevano firmato una lettera aperta che criticava il governo di Teheran per avere “arrestato i (loro) colleghi e averli privati dei loro diritti”, compreso l’accesso ai propri legali.
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