La crescita preoccupante delle baby gang (l’editoriale di David Oddone)

Dalle ultime notizie provenienti dalla Spagna, emergono dati inquietanti riguardo all’aumento delle attività criminali compiute dalle cosiddette “baby gang”. Ciò che rende ancora più allarmante la situazione è il fatto che queste attività non sono più limitate alle grandi città, ma si stanno diffondendo anche in comunità di dimensioni più ridotte.

La Procura Generale spagnola, ad esempio, ha evidenziato un trend preoccupante: il reclutamento dei giovani nelle bande inizia sin dalla loro infanzia, spesso facilitato dall’uso di internet come strumento per attirare nuovi membri. Inoltre, l’incremento dei reati di omicidio o tentato omicidio commessi da minorenni ha registrato un aumento del 14,7% rispetto all’anno precedente, portando il numero totale di casi a 101. Un esempio lampante dell’emergenza è Madrid, dove le baby gang si stanno sfidando in scontri violenti per il controllo dei loro quartieri, utilizzando armi.

La situazione in Spagna non è un caso isolato. Anche in Italia, persino in luoghi vicini a noi, come la Riviera Romagnola, stiamo assistendo all’emergere di problemi legati alle baby gang. Il dibattito attuale sul “decreto Caivano”, che renderà più facile per i minorenni finire in carcere, è solo uno dei tentativi del governo italiano di affrontare la criminalità giovanile.

Si tratta di un fenomeno complesso, che richiede una risposta altrettanto articolata. È fondamentale comprendere le motivazioni che spingono i giovani a unirsi in bande per delinquere, per poi cercare soluzioni efficaci.

Uno dei motivi principali potrebbe essere la carenza di opportunità. In diverse comunità urbane, i giovani hanno accesso limitato a svago e formazione. Investire in programmi educativi e ricreativi potrebbe aiutare a deviare i ragazzi da strade pericolose.

Chiaramente l’educazione e la prevenzione svolgono un ruolo cruciale. Programmi educativi che insegnano ai giovani le conseguenze delle loro azioni e promuovono l’empatia possono contribuire in modo significativo alla prevenzione.

Coinvolgere i genitori è ugualmente importante. L’attiva partecipazione dei genitori nei processi di recupero e rieducazione dei figli coinvolti in reati può contribuire a rompere il ciclo della criminalità.

È essenziale anche fornire sostegno psicologico a coloro che hanno vissuto esperienze traumatiche o problematiche familiari. Questi servizi possono aiutare a indirizzarli verso strade più positive.

È necessario altresì adottare misure rigorose per prevenire che armi e droghe finiscano nelle mani dei giovani.

La lotta alle baby gang richiede una stretta collaborazione tra le forze di polizia, le istituzioni locali, la scuola e la comunità: si tratta di una minaccia in fortissima ascesa che non può essere trascurata.

Inasprire le sanzioni può essere utile, ma come spesso ci insegna la cronaca, la sola repressione difficilmente può rappresentare una soluzione.

David Oddone

(La Serenissima)