La crisi può attendere! Il piano del Governo è fermo ma altri 100 lavoratori rischiano il posto

“Nei primi tre mesi del 2009 sono in forte aumento sia la mobilità che la cassa integrazione ma in Consiglio la crisi economica è finita al 26° posto”. I segretari della Federazione Lavoratori Industria della CSU, Enzo Merlini e Giorgio Felici, non nascondono la delusione per come il Congresso di Stato sta affrontando i contraccolpi sociali ed economici della recessione internazionale.

“Dal primo gennaio di quest’anno – avvertono – abbiamo chiuso 20 nuove vertenze occupazionali, con 80 i lavoratori coinvolti, di cui 38 donne; mentre sono in corso altre 7 vertenze che interessano 31 dipendenti. In meno di tre mesi, insomma, alla lista di chi ha perso il posto di lavoro si aggiungono altri 100 lavoratori”.

Cifre che, sottolineano Merlini e Felici, riguardano solo la federazione industria. “Eppure il piano anti-crisi viaggia a rilento, sembra più che altro materia di discussione per tavoli unici ancora da avviare, occasione per dichiarazioni su giornali e televisioni, ma di concreto, di immediato, non si vede ancora nulla”. “Anzi – rincarano- nell’aula consiliare, cioè nel luogo deputato alle scelte, il pacchetto di leggi sugli ammortizzatori sociali è ancora alla voce del dibattito, e nella prossima seduta è inserito addirittura  al 26° posto”. Di questo passo, continuano i segretari della FLI-CSU, “le prime risposte anti-crisi arriveranno il prossimo autunno”.  E’ invece assolutamente necessario spingere sull’acceleratore: “Abbiamo ad esempio chiesto all’Esecutivo e alle forze consiliari di predisporre un provvedimento stralcio per potenziare la cassa integrazione e rivedere l’indennità di disoccupazione per sammarinesi e residenti, interventi che si possono fare subito, ma il Governo si limita a rilasciare promesse a mezzo stampa, senza però modificare l’iter consiliare”.

Cosi come, “è necessario reperire risorse, utilizzando stanziamenti già previsti a Bilancio, per ridurre i costi fissi della cassa integrazione, a fronte dell’impegno di salvaguardare i posti di lavoro. Ovvero mettere in campo un altro concreto argine per impedire i licenziamenti e non finanziare esclusivamente il meccanismo della mobilità”.

Ma anche in questo caso, concludono Merlini e Felici, “non arrivano risposte, mentre ai lavoratori delle due ultime aziende che hanno chiesto di tagliare l’occupazione, la Eurobell e la Fassi, diremo di seguire, magari a notte fonda, il dibattito consiliare anti-crisi”. 

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