“Leaders reach $1 trillion deal” è il titolo di apertura dell’odierna edizione dell’ “International Herald Tribune” e troneggia a fianco di una rassicurante “cheer photo” con dieci dei venti leader mondiali riuniti ieri a Londra per l’atteso G20. Tra loro si distinguono Obama, Berlusconi, Brown e Hu Jin Tao. La ricetta, come dice “libero” in prima pagina, è semplice: stampare più soldi. “Il Messaggero” mette in prima anche l’ennesimo taglio di un quarto di punto del costo del denaro da parte della Bce come concausa dell’euforia dei mercati registrata ieri. Altri quotidiani preferiscono metere in risalto il lato B dell’accordo, cioè quello di bandire i paradisi fiscali. A esempio è questa la scelta che fa “Il sole 24 ore” in prima: “Al bando i paradisi fiscali, Svizzera nella lista grigia” come del resto anche San Marino.
Resta da vedere se si raggiungerà un accordo anche con il Vaticano, che rimane l’unico stato al mondo a non avere ancora neanche ratificato la convenzione antiriciclaggio delle Nazioni Unite.
Nella prima pagina del “Sole” è spiegato anche il dettaglio dell’accordo raggiunto ieri a Londra: 110 miliardi di dollari verranno immessi nell’economia come stimolo per i paesi più arretrati, 750 di essi saranno gestiti dal Fondo monetario internazionale. E questo dimostra che si tenta di far consumare chi finora non l’ha fatto per mancanza di reddito. Inoltre l’Ocse pubblica una lista nera dei paesi non collaborativi dal lato fiscale, più una seconda lista di stati solo parzialmente collaborativi tra cui San Marino.
Il Financial stability forum presieduto dal nostro Mario Draghi diventa un Board con poteri più delineati e la prima cosa che farà sarà quella di stabilire un tetto e un criterio per gli stipendi dei manager. Infine le “regole”, il famoso “legal standard”. Ma qui si resta sul vago, per ora: entro l’anno, dopo la ripulitura dagli asset tossici, sarà definito un nuovo criterio per i requisiti patrimoniali delle banche e la loro valutazione, ci saranno regole sui conflitti di interesse delle agenzie di rating e si estenderà la vigilanza bancaria sugli hedge funds.
Se tutto andrà come si spera, a consuntivo, non sarà stata una nuova Bretton Woods, ma quasi.
Tra l’altro le borse hanno dimostrato di reagire bene quando dalle chiacchiere si passa ai fatti, non facendo sconti ai grandi della terra ma prendendoli comunque sul serio quando scelgono la politica del fare.
E a proposito di borse ieri a Piazza Affari a Milano si è registrato, vedi sempre prima pagina del “Sole”, l’exploit senza precedenti della Fiat che in un giorno solo ha visto risalire le azioni del 27%.
Segno che l’accordo con Chrysler viene percepito come più vicino, Per tornare comunque ai livelli del pre crisi, 23 euro ad azione, il cammino è ancora lungo, ma forse meno in salita.
“La Repubblica” in prima pagina non perdona al Cav la presunta gaffe con la Regina d’Inghilterra, – che qui noi riportiamo il video – leggermente inacidita contro il tono alto di voce usato per chiamare Obama.
Dal quotidiano debenedettiano, in un pezzo di pagina 5, si apprende anche che Berlusconi esclude sforamenti nel rapporto deficit pil e che Tremonti ha pronto un piano preventivo contro la disoccupazione. A proposito di “posti di lavoro” attualmente disponibili per i giovani, si segnala il prosieguo delle copertine di “Panorama” che sottolineano l’iniziativa in tal senso di una serie di imprenditori: oggi è la volta di Luisa Todini.
A proposito del summit e degli scontri di Londra, invece, in un pezzo a pagina 6 del “Corriere della sera”, si sottolinea come anche tra questi giovani molto “misguided” e indottrinati ci sia stato un effetto Obama: scompaiono infatti i simboli dell’anti americanismo militante, quali bruciare le bandiere Usa. Resiste invece la tendenza nazistoide di bruciare quelle di Israele. Sempre il “Corriere” ci mette al corrente a pagina 3 del retroscena del bigliettino di Obama al presidente cinese Hu Jin Tao, con il quale sarebbe stato raggiunto l’accordo finale dopo il tete a tete, sempre di Obama, con Sarkozy.
Tutto stava per arenarsi sui paradisi fiscali, a quanto spiega il “Corriere”, ma poi, dopo un breve conciliabolo, i tre leader del nuovo mondo globalizzato, hanno preferito spedirli all’inferno.
Prima di venirci mandati loro dai rispettivi concittadini.