La cultura del carcere. Tutti vogliono la galera. Degli altri. … di Sergio Pizzolante

La cultura del carcere.
Tutti vogliono la galera. Degli altri.
La Meloni ha presentato un DDL a favore dell’ergastolo ostativo. Cioè significa che se sei condannato all’ergastolo, non hai la possibilità di correggerti, nel tempo. Non hai permessi, premi, se ti comporti bene, neppure se diventi santo. Nessuna possibilità di liberazione. Devi morire in carcere.
I Padri Costituenti avevano previsto invece una pena finalizzata alla possibilità di rieducazione. Avevano previsto la possibilità che l’uomo possa cambiare nel tempo.
La Meloni dice di no.
Se sbagli, tu diventi il tuo errore.
Non sei più un uomo, sei un errore. Fine!
Per la Meloni questa è identità della destra. Della sua destra.
Una identità basata sul carcere a vita.
Una identità che trasforma la Costituzione in un regolamento di condominio. Senza umanità. Senza possibilità di educazione, crescita umana, redenzione cristiana.
È una identità diffusa , diciamo, a dire il vero.
Ricordo un giovane deputato della Lega, che poi è diventato sottosegretario agli Interni, che nei suoi interventi in Aula aveva un intercalare linguistico fatto così: delinquenti… in galera…delinquenti…. in galera…
Erano neri, immigrati, avversari politici.
Non sempre in questo ordine.
Ricordo anche 30 anni di leggi volute dalla sinistra. Per dare più armi alla magistratura di sinistra( ma poi anche a quella di centro, quella di destra, neanche a dirlo), per mettere in galera o far scomparire dalla scena, gli avversari politici.
Ricordo leggi che aumentano le pene su tutto.
Una ossessione iper penalista.
Ricordo che tutti mi dicevano la stessa cosa: dobbiamo dare un esempio.
Caspita che esempio!
Tutti volevano( tutti vogliono)più galera.
Per gli altri. Naturalmente.
Ma così andando, quasi tutti hanno incontrato( prima o poi incontreranno) un magistrato che non vedeva( e non vede!) l’ora di dargliela.
Auguri.
Sergio Pizzolante