Non cita mai esplicitamente il direttore dell’Agenzia delle Entrate, ma quando fa un accenno al Fisco, ai modi per renderlo più efficiente, ignora anche le critiche che in queste ore gli arrivano dal fronte della sinistra Pd: la tesi dei bersaniani collima in qualche modo con quella che sembra appartenere alla signora Rossella Orlandi: in tema di lotta all’evasione, con la legge di Stabilità, l’aumento dell’uso dei contanti e altre misure, si stanno facendo dei passi indietro.
Renzi la pensa in modo opposto e lo dice qui a Lima. Di prima mattina, di fronte agli imprenditori dei due Paesi, prima di pranzare con il presidente della Repubblica, parla proprio del sistema fiscale italiano; «con un sol clic, incrociando i dati, abbiamo scoperto 220 mila nuovi evasori». Insomma il cahier de doléance s che ha indotto la Orlandi a lanciare un grido di allarme, tra cui la tesi per cui 800 dirigenti declassati a funzionari da una sentenza della Consulta sono un danno irreparabile per l’Agenzia, non è condivisa dal governo e tantomeno da Renzi: per il premier la prospettiva è diversa, «con la tecnologia, e l’incrocio dei dati, si può fare molto di più che con i metodi tradizionali e l’impiego di singole persone».
Insomma la Orlandi dovrebbe andarci piano quando dice che la sua Agenzia, privata delle risorse, «sta morendo», il premier non la pensa così.E se da un lato dal Perù, chiamato in mattinata da un Padoan che gli chiede se appoggia davvero la richiesta di dimissioni fatta da Zanetti, dà il via libera al comunicato dell’Economia in difesa della Orlandi, dall’altro nel suo discorso non la nomina e larvatamente la contraddice. Indirettamente così autorizzando il sottosegretario Zanetti a insistere: «Affermare che un comunicato di due pagine (del ministero, ndr ) in cui si fa l’elenco delle cose che abbiamo fatto per potenziare l’Agenzia smentisca me e non chi dice che la stiamo facendo morire mi fa sorridere…». E poi, quasi a sottolineare le diverse opinioni in campo: «Per qualcuno la misura può essere già colma, per qualcuno altro è sufficiente che rientri nei ranghi rispetto a quello che è un ruolo tecnico e non di opposizione politica. Questo lo discuteremo in sede politica con il ministro Padoan e il presidente del Consiglio». Così chiamando la verifica.
IL CORRIERE DELLA SERA