La doppia morale della Francia Premi a Carola, italiana in cella

La Francia, si sa, non è un Paese che si contraddistingue per la capacità di scendere a compromessi. Incastonata nella sua innata grandeur, per Parigi esiste solo l’interesse nazionale. E questo vale per l’Europa così come per il mondo.

Il problema è che vale anche nei confronti dell’Italia, che da qualche tempio è entrata nel mirino di Emmanuel Macron diventando il bersaglio privilegiato della campagna mediatica e politica del President francese. Il governo giallo-verde, nemico esistenziale di quell’élite rappresenta dal leader di La Republique En Marche!, ha ingaggiato nel giro di pochi mesi una sfida continua con l’Eliseo. E in questo duello senza esclusione di colpi, l’Italia ha avuto il coraggio di smascherare molti dei tiri mancini realizzati da Parigi. Su un fronte soprattutto: quello dell’immigrazione.

Sia chiaro: nessuno attacca la Francia per il suo pugno duro nei confronti dell’immigrazione clandestina. Giusto e doveroso che un Paese faccia il possibile per avere il pieno controllo del proprio territorio (nel rispetto, ovviamente, del diritti). Ma quello che si è manifestato nel corso di questi mesi è un vero e proprio doppiopesismo d’Oltralpe – perfettamente conosciuto anche in Italia, ma taciuto da chi sostiene la Francia per fare un dispetto al nostro esecutivo – che è esploso specialmente da quando al governo ci sono due forze che sono fisiologicamente all’opposizione rispetto al mondo di Macron. L’ultimo esempio, che però è perfettamente indicativo è il caso di Carola Rackete. La “capitana” della Sea Watch 3 ha fatto di tutto per provocare le autorità italiane riuscendo anche nel ben difficile e pericolo intento di speronare una motovedetta della Guardia di Finanza forzando il blocco del porto di Lampedusa. Un atto che in qualsiasi Paese del mondo sarebbe considerato ala stregua di un gesto di pirateria. E non a caso esiste un’indagine nei suoi confronti. Ma per l’Italia, evidentemente, valgono altre regole: dal momento che al governo non ci sono le forze che piacciono a una certa parte dell’Unione europea, non è Rackete ad aver violato le leggi, ma è il governo ad averla “costretta ad infrangerle”.

Un rovesciamento dei parametri che avvicina Roma al teatro dell’assurdo ma che trova sopratutto in Francia uno dei suoi più clamorosi colpi di scena. Perché se l’Italia si interroga sulle Ong e sul loro operato nelle acque del Mediterraneo, da Parigi arrivano addirittura le lezioni moraliste del sindaco che decide addirittura di premiare la “capitana” tedesca con la cittadinanza onoraria e con un bell’assegno di centomila dollari alla Sos Mediterranée. Ma non solo, come comunicato dal comune di Parigi, guidato da Anne Hidalgo, la signora Rackete sarà anche decorata con la Medaille Grand Vermeil, massimo riconoscimento del Comune, insieme all’altra tedesca della nave che ha forzato il blocco di Lampedusa, Pia Klemp. Un gesto di amore incondizionato nei confronti di chi aiuta i migranti in mare per giungere in Europa? Evidentemente chi lo pensa non conosce esattamente cosa avviene dall’altra parte delle Alpi. Perché è palese che quella di Parigi sia una scelta che tutto è meno che pro-migranti, visto e considerato come le autorità francesi si comportano con chi arriva clandestinamente nel Paese, dalla reintroduzione dei controlli alle frontiere, i respingimenti a Ventimiglia e nei boschi del Piemonte, fino ai controlli a tappeto o alle ultime scene della polizia che ha caricato non senza violenza i gilet neri che avevano occupato il Pantheon.

In tutto questo poi c’è un altro lato oscuro, se non comico. Perché i #restiamoumani di Francia e Italia che hanno lodato capitan Carola e la sua scelta di far entrare a forza i migranti in Italia, si dimenticano che proprio per un caso simile una nostra connazionale è stata arrestata in territorio francese per aver aiutato a passare da Ventimiglia a Mentone otto migranti, fra cui un bimbo piccolo. Anche lei trasportava migranti, anche lei ha evidentemente violato la legge, anche lei aiutava delle persone a “trovare un futuro migliore”, come hanno sostenuto i difensori di Carola in Francia e nella sinistra italiana. Eppure, per Francesca Peirotti, la “Carola italiana”, tutto tace. In Francia nessuno ha provato ad alzare il dito contro la decisione dei giudici di condannarla a sei mesi di reclusione (e sia chiaro, la Rackete è ancora sotto processo, a differenza della sua collega italiana) per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. E anche da parte della sinistra italiana che oggi si spertica per sostenere la bontà della capitana di Sea Watch 3 nessuno è apparso pronto a gridare allo scandalo. Insomma, da una parte raccolte fondi, proteste, manifestazioni, grida di scandalo, il comune di Parigi con medaglie e applausi e la condanna contro il “terribile” governo italiano che ha avuto l’ardire di far rispettare le regole. Dall’altra parte, tutto tace. Una storia vecchia: ma di questo doppiopesismo inizia a essere comico. Il Giornale.it