La figlia anoressica si toglie la vita, la lettera straziante della mamma

elisa-caimmiOsimo (Ancona), 15 dicembre 2016 – Da una tragedia immane, una mamma coraggio ha creato una realtà che ogni giorno dà nuova vita e speranza ad altre persone. E’ partito tutto da Osimo, poche settimane dopo un evento che ha segnato per sempre una famiglia e la comunità intera. L’osimana Elisa Caimmi si è tolta la vita due anni e mezzo fa nella sua cameretta a causa di disturbi legati all’alimentazione, soffriva di anoressia. Aveva soltanto ventitré anni, la sua esistenza doveva ancora sbocciare in tutta la sua pienezza. Studiava e lavorava come ballerina in un noto locale prima di decidere di farla finita.

La mamma Sabrina Cantori ha dato vita all’associazione di volontariato «Il gabbiano» per offrire aiuto e conforto fisico e psicologico a tanti giovani che soffrono di disturbi del comportamento alimentare, i cosiddetti Dca. Sulle ali del gabbiano vola adesso la speranza per molti, supportati da quel meraviglioso sorriso che brillerà per sempre nelle menti di chi ha conosciuto Elisa. L’associazione ha in serbo grandi progetti per l’anno a venire in collaborazione con le scuole per sensibilizzare al tema.
Silvia Santini

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ELY, figlia mia , so che mi stai ascoltando… Queste sono le parole che non ti ho mai detto. Non è difficile fare figli, molto più complicato essere dei bravi genitori. Ho cercato di esserlo, voi due figlie eravate e siete il più bel progetto della mia vita, ma evidentemente qualcosa non ha funzionato. Quando te ne sei andata così, senza una parola, senza la parola… uno tzunami mi ha devastato e tante domande senza risposta si sono tagliate dentro, soprattutto: dove ho sbagliato? Perché?

Mi sono messa in discussione senza mezzi termini e cercato di capire per riuscire a sopravvivere, per Giulia, per Alessandro, il mio adorato nipotino. Una risposta: Amore. Sono stata una figlia non amata, per mamma e papà io ero quella più responsabile, che dava meno problemi. Non capivano che con questo atteggiamento richiedevo invano la loro attenzione. Sei stata una figlia non amata, io non ero cosciente di ciò, e questa è la mia sola discolpa. L’amore è un linguaggio che ci viene dato gratuitamente e se nessuno ce lo dona non lo si può conoscere. A voi figlie vi tenevo come sopra un tavolo, sempre ben vestite e curate, vi organizzavo pomeriggi con le amiche, feste e compleanni. Ma mai o quasi mai un bacio, una carezza, una coccola. Nessuno le faceva a me e io di conseguenza a voi.

La separazione, poi la malattia del tuo papà, le conseguenti difficoltà economiche e infine la tua malattia, … sono state un precipitare verso un tunnel sempre più buio in cui nessuno, Elisa, ci ha aiutate. Sì, avrei avuto bisogno di un consiglio, di una mano, di quella praticità che mi manca purtroppo per natura. Sono un po’ artistica, una mamma astratta diciamo, non mi sono resa conto della gravità della tua malattia, e forse non volevo accettarla. So che avrei dovuto far di più e non ci sono riuscita.

Ti chiedo perdono amore mio. So che con il tuo sacrificio ora ho capito che cos’è l’ amore, che non puoi rimandare a domani quello che puoi fare oggi, perché domani potresti non averne più la possibilità, che devi esternare ciò che senti senza avere paura che l’altro non apprezzi, che ‘Dona-gol’ è la più potente medicina che esista. Perdere un figlio è un dolore talmente grande che o impazzisci o capovolgi la tua vita. È da qui che è nato il Gabbiano, spero quell’ala di riserva per chi non ce la fa più a volare sotto cieli sempre più grigi. Ad un tuo amico un giorno dicevi che quello che ti mancava di più «è esser felici».

Era da non molto passato il Natale ed una canzone, a scuola, cantava: «Gabbiano dimmi come si fa a raggiungere la felicità, voglio andare dove nascono i sogni, dove i sogni sono realtà». ‘One day you’ll find your way’, ognuno ha la sua strada per andare verso l ‘infinito, l’Amore… Tu la tua, io la mia… Spero sempre mano nella mano.
Ti amo, mamma

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