La fine “social” del M5s. Il movimento nato sul web

Senza rete. Giuseppe Conte era l’idolo di Facebook e delle conferenze stampa a reti unificate e ora perde followers, costretto a sgomitare per calamitare l’attenzione mediatica su di sé. E che dire di Beppe Grillo. Il comico è stato una vera star, prima del tubo catodico e poi di internet. È triste osservarlo oggi, tra un Blog in declino e pieno di debiti, le platee semivuote a teatro e con un bavaglio politico autoimposto perché Conte gli ha tolto la protezione legale in caso di querele. Il M5s – il partito nato in rete – è rimasto senza rete. Però i grillini hanno scoperto anche che la visibilità mediatica di cui hanno goduto per anni era dovuta più alle loro liti interne che ai risultati raggiunti al governo e in Parlamento. Non a caso, è andato sempre più scemando l’entusiasmo della base. Quello che era il Movimento di Rousseau e della partecipazione dal basso non chiede quasi più la parola agli iscritti. E quando lo fa gli attivisti non affollano le urne virtuali della famigerata «piattaforma», che nel frattempo è diventata Sky Vote. Ma in pochi lo sanno perché nessuno ne parla più.

Un oblio più che giustificato, se consideriamo che adesso il voto online serve più che altro a ratificare decisioni già prese da Conte. Sono lontani i tempi dell’adrenalina per quelle consultazioni che segnavano la carriera politica di un leader o contribuivano a fare e disfare governi. Infatti, a febbraio 2023, il nuovo Codice Etico del M5s è stato approvato soltanto da un iscritto su sei. Manco a dirlo, la maggioranza schiacciante dei votanti ha recepito le indicazioni dell’avvocato di Volturara Appula. Erano una marea di Vaffa, sono diventati un gruppetto di notai.

C’è da dire che nemmeno Conte è impermeabile al declino. Tutti ricordano gli exploit sui social del premier che si batteva contro la pandemia da Covid 19. Un nemico sconosciuto e invisibile, blandito a colpi di dirette Facebook e conferenze stampa a reti unificate. In un baleno l’avvocato è assurto al ruolo di premier più amato dagli italiani. Tanto che sbocciavano come primizie le pagine sui social zeppe di fan del presidente del Consiglio. Una su tutte: «Le bimbe di Conte». Al confronto, le attuali performance del leader del M5s sono più che deludenti. 53mila followers persi su Facebook in un anno. 1,8 milioni di reactions evaporate nei primi sei mesi del governo di Giorgia Meloni. Dimezzata la percentuale di interazione (era l’1% a ottobre, è lo 0,57%). Va peggio su Instagram e Twitter, dove Conte era meno forte pure prima. Della tv abbiamo detto. Aggiungiamo solo che il M5s, ubriacato dall’oblio del capo, negli scorsi giorni ha chiesto in Vigilanza Rai che Viale Mazzini prendesse provvedimenti contro il presunto strapotere della Meloni nei tg.

Quanto a Grillo, se ne parla solo perché non parla. Secondo indiscrezioni, il Garante avrebbe scelto di rinunciare all’invettiva dopo le ultime elezioni politiche, nel momento in cui Conte gli avrebbe tolto la copertura legale per cause derivanti dal suo ruolo di Garante. Il suo ultimo show teatrale non ha fatto il botto, tra posti vuoti e irrilevanza mediatica. Mentre la società che edita il Blog non naviga in buone acque ed è stata a rischio liquidazione. E pensare che quello di Grillo era il Blog più letto d’Italia e uno dei più consultati e influenti al mondo. E ora? Secondo i dati della piattaforma inglese Similar Web annaspa al 761 posto tra i siti italiani di news più visitati. Nel mezzo, tra 055firenze.it al 760 posto e cosenzaduepuntozero.it alla posizione numero 762.


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