La guerra dei trent’anni Da Tangentopoli ai No Vax, alla guerra in Ucraina. … di Sergio Pizzolante

Indro Montanelli disse: gli storici avranno un serio problema. Non potranno attingere da giornali e telegiornali, perché i cronisti durante Tangentopoli hanno seguito il vento che tirava…volevano il rogo e si sono macchiati di un’infame abdicazione di fronte al potere della folla.
Vero.
Con alcune osservazioni.
Se vorranno, potranno attingere da questo libro di Filippo Facci, se vorranno potranno attingere dai libri, dagli articoli, dalle dichiarazioni, dei tanti( ma sempre pochi) che si macchiarono di quelle infamie e poi si sono pentiti.
Altra osservazione.
Hanno abdicato al potere nuovo che avanzava.
Le procure, i furbi, i farabutti, che erano parte di un sistema, ma si liberavano delle loro colpe, mettendo al rogo alcuni, per salvare se stessi.
Non erano grida di libertà e giustizia.
Era sottomissione ai nuovi padroni.
Che alimentavano il rogo della folla, con la carneficina e dito verso del Colosseo Italia.
Facci ci racconta Tangentopoli giorno per giorno. Minuto per minuto.
Poche opinioni, molti fatti.
Il governo intero dell’Abruzzo, decapitato, tutti in galera e poi assolti, tutti, un po’ d’anni dopo.
I suicidi. Tanti. Troppi.
Con le dichiarazioni del vice capo della Procura di Milano, D’Ambrosio, poi senatore del Pds, che parlo’ di suicidi per vergogna.
Persone che si uccisero, perché non avevano voce per difendersi( quando la voce è flebile….Sergio Moroni) , perché il vento soffiava da una sola parte, perché implicati in processi, nei quali i loro “corresponsabili” furono poi assolti. In molti casi.
Senza possibilità per i morti di risorgere.
Il microfono in faccia a Michele Colucci, assessore lombardo arrestato, in fin di vita, portato in galera con l’ambulanza.
L’esibizione in diretta televisiva di Enzo Carra, portavoce nazionale della Dc, con gli schiavettoni ai polsi, arrestato per presunta falsa testimonianza.
Gli avvocati che non si inchinavano a Di Pietro e a Davigo, che non avevano alcuna possibilità di vedersi scarcerare i propri assistiti, i quali poi dovevano rivolgersi agli avvocati amici di Di Pietro per uscire di galera. Dopo aver detto quello che i magistrati volevano farsi dire.
Dopo aver accusato il “cinghialone” Craxi.
In una inchiesta dove c’era un obiettivo, il Cinghialone.
Come ha scritto in un suo libro Gianluca De Feo( uno dei pentiti), giornalista del Corriere, che faceva parte, lo dice lui, del Pool dei cronisti giudiziari, che la sera andavano, alle 7 di sera, ad abbeverarsi da Di Pietro.
Tutti sotto lo stesso vento.
Cronisti che stapparono lo spumante al primo avviso di garanzia per Craxi.
La garanzia del rogo.
Inchiesta dove i direttori dei 4 principali giornali( Corriere, Stampa, Unità, Repubblica) la sera alle 8 decidevano cosa scrivere per il giorno dopo.
Come hanno testimoniato Polito e Sansonetti, pentiti anche loro.
Per spingere lo stesso vento.
Per distruggere partiti, persone, carriere, reputazioni, vite.
La galera preventiva come tortura.
La galera preventiva, che diventa prassi, strumento per abbattere una classe dirigente.
Ad iniziare dal Cinghialone.
Il cappio dei leghisti, le manette dei missini, il moralismo della sinistra, la vigliaccheria dei più.
Troverete tutto questo nel libro di Facci.
Giorno per giorno. Minuto per minuto.
Io l’ho vissuta.
Ero segretario provinciale del partito che aveva come segretario nazionale Craxi.
Ricordo le notti insonni.
Gli incubi.
La sveglia di soprassalto alle 5 di mattina, per paura delle sirene spiegate sotto casa.
Le serrande dei miei figli abbassate per non far loro correre il rischio dello spettacolo.
I compagni e gli amici decimati.
Fisicamente o moralmente.
Ricordo tutto.
Ma leggendo il libro ho ricordato tutto ancora di più.
E capisco meglio come si è arrivati alla società di oggi.
Alla polverizzazione delle storie, della storia, dei sentimenti, di ogni principio.
Di ogni verità.
Da Tangentopoli ai No Vax alla guerra in Ucraina.
Alla debolezza della vita politica.
Della democrazia.
Buona lettura.
Sergio Pizzolante