La lavanderia dei dittatori africani. Spese folli del presidente del Congo … di Mario Gerevini, Il Corriere della Sera

Spese folli per boutique, hotel, jet privati. Sono le operazioni in Europa del presidente del Congo Denis Sassou Nguesso. Un’inchiesta lo ha messo nel mirino: tra tangenti, sottrazione di soldi pubblici e conti offshore sono stati ripuliti 83 milioni di euro.

A cosa servono i paradisi fiscali? Andate alla lavanderia Duval di Parigi, due passi dai Campi Elisi, e fatevi raccontare dei migliori clienti che abbiano mai avuto, tutti cittadini di uno Stato dove metà della popolazione vive con un euro al giorno. Allergici alle lavatrici, pagarono un conto da 334mila euro. Loro venivano dall’Africa, i soldi, invece, da Mauritius. Altri denari arrivavano da Hong Kong, Cayman, dal Belize, e via dicendo, per le spese di tutti i giorni, come le bevande: 120mila euro in champagne. Erano gli stessi smaccati habitué che per un mese di soggiorno in luglio, a Marbella, alla villa Sierra Blanca, sborsarono 70.600 euro.

Con quella spesa di tintoria il guardaroba non si poteva definire «due cosette» nell’armadio. In effetti Max Evzeline «createur de mode masculine» incassò la bellezza di 2.467.000 euro e poi dev’essersi ritirato, mentre un negozio di calzature riuscì a vendere scarpe e mocassini in coccodrillo per un totale di 114mila euro a quei vistosissimi clienti che avevano speso 2,3 milioni per comprare qualche sobrio orologio prima di ritirarsi nell’hotel di lusso (un milione in più per i soggiorni), utilizzando una delle oltre 60 auto (ciascuna da 100mila euro in su) acquistate per i brevi tragitti, perché poi li aspettavano jet privati per tornare a casa, dove il 25% dei loro connazionali non ha l’acqua potabile, il 20% è analfabeta, in 250mila hanno la malaria e le strade asfaltate sono solo 1.200 km su 17mila totali.

Loro, quelli con i mocassini di coccodrillo, sono amici e parenti di Denis Sasso Nguesso,74 anni, (nella foto) presidente della Repubblica del Congo con capitale Brazzaville, da non confondere con la confinante Repubblica democratica del Congo, più grande e con capitale Kinshasa. L’80% delle entrate dello Stato deriva dal petrolio, che in gran parte viene estratto da giacimenti al largo delle coste. Quindi la principale leva economica è la concessione delle licenze di sfruttamento. La presenza dell’Eni, per esempio, risale al 1968. I rapporti con l’Italia sono stretti, tanto che Matteo Renzi, nel luglio 2014, durante una visita ufficiale in Africa, incontrò a Brazzaville il dittatore Nguesso, che ricambiò la visita a Palazzo Chigi l’anno successivo.

La storia dei lussi e dei flussi (di denaro) del clan Nguesso è raccontata tra le carte di un’inchiesta condotta dalla Procura e dall’Agenzia di Informazione Finanziaria di San Marino, che non ha avuto grande eco fuori dal Titano. Ma spiega bene a cosa servano, appunto, i paradisi fiscali. È un riciclaggio da 83 milioni per cui all’inizio del 2017 sono stati condannati un broker franco-svizzero e il funzionario di una banca sammarinese (poi chiusa). Non è finita, adesso si va in appello.

La gran parte dei soldi partiva dalla Delegation General des Grand Travaux (Dggt), un ente pubblico congolese che dirottava decine di milioni di euro sui conti gestiti, nella Banca Commerciale Sammarinese, dal broker francese ma formalmente intestati a società offshore. Erano, secondo l’accusa, «proventi della distrazione di fondi pubblici (corruzione, concussione, malversazione) commessi da persone legate a Nguesso». Il nipote, per inciso, è stato assunto in Dggt nel 2003. Insomma presunte tangenti che l’ente pubblico incassava e non reimpiegava, quanto meno, in opere pubbliche ma affidava al broker per le «necessità» di amici e parenti. Nelle pieghe delle carte contabili, che vanno dal 2006 al 2012, emergono anche operazioni e relazioni che sono rimaste sullo sfondo dell’inchiesta. Chironi, il broker, racconta di aver scoperto (dice lui) che la moglie di un suo cliente, con il conto offshore milionario, è la figlia del dittatore del Congo (al potere dal 1979 al 1992 e dal 1997 a oggi). Su un conto della Claney (Isole Vergini) Chironi operava per delega di un altro «illuminato» leader, Omar Bongo Ondimba, ex presidente del Gabon, morto nel 2009. E un analogo rapporto sarebbe riconducibile a Chantal Terrason, moglie dell’ex capo di Stato del Burkina Faso, Blaise Campaoré.

In Africa, come altrove, i pochissimi in paradiso sottraggono soldi a chi già sta all’inferno.