La lettera ai reggitori dei popoli di San Francesco … di Gianni Toffali

Gianni Toffali

Nei giorni scorsi il Parlamento italiano ha approvato un disegno di legge che istituisce il Comitato nazionale per le celebrazioni degli ottocento anni dalla morte di San Francesco.

La totalità degli interventi che si sono succeduti in Aula, hanno dipinto il Patrono D’Italia alla stregua di un sempliciotto pacifista che nel tempo libero parlava con gli animali e giocava a scopone con i compagni di merenda della mezza luna. In realtà, i suoi sermoni erano più simili alle scudisciate di Savonarola che ai “volemose ben” del papa buono, della luna, e delle carezze ai bambini.
Tra i sermoni politicamente scorretti (guarda caso “dimenticati” dagli sbadati politici italiani), spicca la  Lettera ai reggitori dei popoli: “Considerate e vedete che il giorno della morte si avvicina.
Vi supplico perciò di non dimenticare il Signore, assorbiti come siete dalle cure e dalle preoccupazioni di questo mondo, poiché tutti coloro che dimenticano il Signore e si allontanano dai Comandamenti di lui, sono maledetti e saranno dimenticati da lui. E quando verrà il giorno della morte, tutte quelle cose che credevano di possedere saranno loro tolte. E quanto più sapienti e potenti saranno stati in questo mondo, tanto maggiori saranno i tormenti che dovranno patire all’inferno”. 
Vuoi vedere che se gli improvvisati, o meglio, improvvidi biografi di San Francesco, fossero stati a conoscenza di tale testo, più che celebrarlo annualmente, avrebbero inventato (e gettato) per lui il  decimo girone dantesco?
Gianni Toffali