
(di Francesco Gallo) (ANSA) – TORINO, 28 NOV – Tra fiaba carceraria surreale e
coming of age è passata oggi al Torino Film Festival LA LUNGA
CORSA di Andrea Magnani, coproduzione Italia – Ucraina e unico
film italiano in concorso in questa 40/ma edizione.
Questa la storia in odor di fiaba. Cosa accade, come è capitato
a Giacinto (Adriano Tardiolo), a chi nasce in carcere?
Sarà inevitabilmente diverso da tutti gli altri bambini come
appunto è lui che ha visto la luce in prigione da genitori
entrambi detenuti.
Ora fino ai tre anni, finché vive con la madre Lucia (Aylin
Prandi), il carcere è casa, focolare, poi la sua vita cambia
quando viene affidato a dei genitori adottivi in un mondo che
ovviamente percepisce come estraneo, incomprensibile.
Giacinto non ha nulla in comune con gli altri ragazzi e, alla
morte della mamma e poi del padre, si ritrova davvero solo.
Decide così di tornare nell’unico luogo dove non si sente
estraneo: il carcere. E ci torna come agente di polizia
penitenziaria anche perché lì ha trovato una sorta di padre
putativo: la guardia carceraria Jack (Giovanni Calcagno).
Ma, piano piano, la sua visione del carcere cambia. Si fa
strada in lui una dolorosa consapevolezza: lì dentro nessuno è
davvero libero, nemmeno gli agenti. Allora Giacinto fa l’unica
cosa che sa fare davvero bene: correre. La lunga corsa è la
corsa di Giacinto verso la sua libertà.
“L’ispirazione per la storia di Giacinto mi è venuta pensando
alla mia infanzia e al luogo in cui sono cresciuto, una città
che sentivo molto piccola e sempre immobile – dice Andrea
Magnani del film che sarà in sala nel 2023 con Tucker -. Le
persone nascevano, vivevano la loro vita e morivano nello stesso
posto: mai, o di rado, si avventuravano al di fuori di quel
mondo. Sembravano accontentarsi della sicurezza del loro
habitat, mentre per me passavano l’esistenza in una gabbia:
questo spesso accade perché abbiamo paura di crescere, di vivere
davvero e di fare delle scelte. Ho trasformato questa storia in
una sorta di favola – continua il regista, sceneggiatore e
produttore riminese che ha fondato la casa di produzione Pilgrim
-, dove il carcere all’inizio è il luogo idealizzato degli
affetti, visto attraverso gli occhi di un bambino. Ho scritto un
trattamento già una ventina di anni fa e ci sono tornato solo
dopo l’uscita del mio primo lungometraggio, EASY – UN VIAGGIO
FACILE FACILE. Mi era mancato il coraggio di riprendere in mano
una storia così vicina a me eppure così lontana nel tempo, ma
infine il processo di scrittura si è rivelato molto spontaneo,
così come la scelta del cast principale”.
E appunto nel cast troviamo anche: Barbora Bobulova (la
direttrice Malin e l’attrice ucraina Nina Naboka (Rocky).
(ANSA).
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