A volte mi viene un dubbio pesante: non è troppo pericoloso per una comunità riconoscere il diritto di parola tutti, indiscriminatamente? Ovviamente, è una esasperazione questa domanda… Una provocazione, se servisse evidenziarlo.
Sta di fatto che scorrendo la sezione “news” di Facebook, il social per eccellenza, se ne leggono di tutti i “colori”, specie oggi che i cosiddetti “novax” si sentono stretti all’angolo dalle “minacciose” notizie sul green-pass vaccinale.
E’ doveroso, quindi, di tanto in tanto, visto l’impatto che la pandemia ha avuto e il vaccino può avere nella vita di tutti noi, della comunità intera, fare il punto basandosi solo su dati reali e incontrovertibili. E cosa c’è di più reale e incontestabile dei numeri? Nulla, come ricorda un saggio adagio popolare secondo cui “la matematica non è una opinione”.
Basandosi sui numeri, inoltre, non serve essere “Premio Nobel” per la medicina per farsi una idea sul reale stato della situazione… Basta sapere contare fino a 100.
Magari sì, qualche nozione di scienza statistica serve, ma più per spiegare che per capire. Nei giorni scorsi l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), quello italiano, ha diffuso i dati ufficiali sul Covid-19 relativi al periodo 11 giugno – 11 luglio 2021, prendendo in esame tutti i dati necessari: popolazione vaccinata; positivi; ricoveri in corsia, ricoveri in terapia intensiva, decessi.
Ma l’elemento più interessante di questi dati è che, per la prima volta, si è effettuata la distinzione oltre che per fasce di età anche per stato della vaccinazione del singolo preso in esame. Ciò ci permette, per la prima volta su dati ufficiali e quindi certi, non controvertibili o contestabili, di valutare l’efficacia dei vaccini, Sputnik compreso visto che la sua “copertura” non è inferiore a quelli utilizzati in Italia, paese dove i dati sono stati raccolti. Ogni conclusione che possiamo trarre sui “numeri” italiani, dunque, è proiettabile tale e quale a San Marino.
Tralasciando il dato sui contagi che non ha impatto diretto sul sistema sanitario appare eloquente sia il dato relativo alle terapie intensive che quello sui decessi. Il primo dato che balza all’occhio è il tasso di ricoveri in terapia intensiva degli Under 60 vaccinati che si attesta a zero per cento! “E sì”, risponderà il novax di turno, “il Covid fa male solo agli anziani…”. Errato, perchè sono decine gli under 60 non vaccinati ricoverati in terapia intensiva, contro lo zero dei vaccinati per la stessa fascia di età.
Ma il dato su cui è interessante soffermarsi è quello degli Over 80 perchè sono la fascia da sempre più esposta. Un dato che a prima vista potrebbe far “esultare”, scatenare una sorta di “ola” nei “vaccino-scettici” ma che, se approfondito si trasforma nella prova provata, nella “pistola fumante” che rende certezza la grandissima efficacia, l’enorme protezione che il vaccino dà da complicazioni gravi della malattia. Infatti, seppure i non vaccinati siano appena il 10% della popolazione degli Over 80, questi occupano ben l’80% dei posti letto occupati in Terapia intensiva da malati Covid. Facciamo un esempio ipotizzando che la popolazione di questi over 80 sia di 10.000 individui (è un esempio non dato reale) e che i ricoverati totali in terapia intensiva siano 100. Avremmo una popolazione di 9.000 vaccinati e, di questi, solo 20 finiscono in terapia intensiva (1 su 450); mentre su una popolazione di 1.000 persone, i non vaccinati, ne finiscono addirittura 80, ovvero 1 su 13… Non vaccinati in terapia intensiva: 1 su 13, circa 8% Vaccinati in terapia intensiva: 1 su 450, circa 0,2% Ciò significa che un over 80 vaccinato -e questo è dato reale ottenuto da proiezione, sul quale non influisce la non conformità ai numeri reali dell’esempio precedente ma esclusivamente la ripartizione percentuale corretta- ha un rischio 40 volte inferiore rispetto un coetaneo non vaccinato di finire in terapia intensiva.
Quindi, ha senso o non ha senso vaccinarsi, magari assumendosi anche un rischio complicazioni infinitesimale, vista la provata (dagli “asettici” numeri) e non più contestabile efficacia dei vaccini?
di Enrico Lazzari