“La Meloni vola sui social? Quell’Io sono Giorgia… boomerang per i nemici”

Per alcuni è la «bestiolina». Per altri, addirittura è un «gremlin». In realtà, la macchina social di Giorgia Meloni è più semplice (ed efficace) di quanto si immagini. Ne abbiamo parlato con Tommaso Longobardi, l’artefice del successo web della leader di Fratelli d’Italia.

Quando entra nel team della Meloni?

«Nella campagna delle politiche 2018. Al tempo non esisteva uno staff social all’interno della squadra di Giorgia. Entrai come collaboratore di un’azienda esterna per aiutarli nella strategia social della campagna. Successivamente, essendoci trovati bene, iniziammo a dar vita ad un ufficio ad hoc».

La «normalità» social della Meloni è creata ad arte o reale?

«Non forziamo mai i momenti privati della vita di Giorgia. Valorizziamo quelli di normalità in occorrenze particolari e quando lei lo reputa opportuno. Trasmettere il lato umano e personale aiuta sicuramente molto in termini comunicativi, ma abusarne rischia di trasformare un politico in un influencer».

«Io sono Giorgia…». Com’è nata l’idea di rilanciare anche le parodie?

«Da subito abbiamo compreso che quel fenomeno non potesse esser in alcun modo negativo. È stato sicuramente il più grande boomerang comunicativo dei suoi contestatori online: trasformare in una challenge e in un remix un discorso che trasmetteva valori condivisibili da una grossa fetta di popolazione, non poteva che diventare pura propaganda per la persona che si voleva ridicolizzare».

Come scegliete i temi da rilanciare sui social? Solo una questione di trend?

«Sinceramente non usiamo i trend come bussola quotidiana, tant’è che non ci avvaliamo di alcuna piattaforma di studio del sentiment. Più che adeguare la comunicazione ai trend del momento, preferiamo trovare notizie e contenuti che si colleghino alla narrazione di Fratelli d’Italia».

Quali sono i numeri del “fenomeno Meloni”?

«Dal 2018 ad oggi, la Meloni è cresciuta ovunque. Dal gradimento come leader alle percentuali di Fratelli d’Italia (passata dal 4% al 25%) fino ad arrivare ai social, dove abbiamo praticamente triplicato il numero di follower di ogni circuito».

Quali sono i contenuti più virali che avete realizzato?

«Quelli legati ai suoi confronti televisivi, dove spesso ha letteralmente affossato gli avversari. Qualche anno fa usammo una compilation di suoi scontri televisivi che circolava in rete, un video di oltre 30 minuti, e solo quello raggiunse circa 100mila condivisioni, oltre 200mila like e quasi 50mila commenti».

Quale sarà il prossimo social sul quale punterete? E perché?

«Per diversi motivi credo che Telegram abbia, nella comunicazione politica, una notevole importanza. Non ha i numeri degli altri social ed è molto più difficile crescere, tuttavia – rispetto alle logiche degli algoritmi di molti social, dove la piattaforma decide come e a quante persone mostrare il tuo contenuto – Telegram permette di avere un contatto più diretto e immediato con gli utenti».

Ora tutti i politici sono su Tik Tok. Come legge questa novità?

«Che la politica inizi a interloquire con i giovani è sicuramente un grande passo in avanti ed è giusto che i rappresentanti politici cerchino di rivolgersi ad ogni target possibile, soprattutto in una fase dove i social si contendono intere fasce di popolazione. Tuttavia è importante che un politico non si presti troppo ai trend comunicativi di un social e che utilizzi le piattaforme per veicolare sempre dei contenuti che permettano di conservare – soprattutto in campagna elettorale – credibilità e messaggi politici».


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