“L’ennesimo centro commerciale a cielo aperto, in cui i proponenti chiedono molto, ottengono tutto e nessuno sa quantificare l’importo di quello che ci verrà a costare, non solo in soldoni affrancati e non riscossi con le dispense fiscali sul costruito e su quello che si andrà a vendere in siffatto commercio, ma anche di spese vive per la costruzione dei relativi servizi di supporto su cui, naturalmente, i proponenti si guardano bene dal contribuire”.
Così l’Associazione micologica sammarinese definisce il polo del lusso, aggiungendo in una nota che è “un intervento forse conveniente per le società proponenti ma per nulla interessante nel rientro economico e turistico per il Paese”. Considerando che il territorio è “saturo di metri cubi non utilizzati, vuoti e improduttivi”, per l’associazione la sfida potrebbe invece essere acquistare e demolire “alcuni contenitori vuoti in zona industriale” per poi creare “un’isola commerciale dal forte richiamo evocativo dell’Eden in terra in un ambiente brutto e ostile”. In questo modo non verrebbe sacrificato il suolo del Parco Ausa “in favore del gioiello e dello charme”, nè ingigantito “un patrimonio cementizio di cui faremmo serenamente a meno”.
Nello stesso comunicato l’Associazione micologica sammarinese fa altre considerazioni: “L’indispensabile nuova bretella, che dalla Superstrada dovrà servire direttamente l’outlet, chi la paga? Quanto costerà? Chi dovrà gestire tutto l’impianto ed il cantiere stradale, comprese le pratiche burocratiche in Italia per la loro variante del Prg?”.
Inoltre sembra che la società “si sia completamente sfilata dal problema”, proposta da lei stessa, di realizzare, pagare e gestire “un nuovo parco attrezzato” che sorgerebbe “di fianco al nuovo outlet”.
Nel caso in cui non dovesse funzionare il polo del lusso, l’Ams scrive nella nota che “la destinazione d’uso” verrebbe trasformata “da commerciale a residenziale, adattando i volumi e mettendo sul mercato circa 75mila nuovi metri cubi di cemento vuoto che andrebbero a sommarsi alle nostre 8mila unità residenziali, commerciali e produttive vuote che già abbiamo sul groppone”. Sorgerebbero così “dai 200 ai 250 appartamenti nuovi di zecca” che contribuirebbero “ad alimentare e allontanare le soluzioni della crisi del settore”.
La Micologica ritiene che ora tocchi “alla politica e a chi crede in questo progetto, nato ai confini del Paese, convincere i cittadini che la scelta è giusta”.
“Le variabili che remano contro gli interessi collettivi sono molte, forse troppe, i dubbi sono tanti e le certezze quasi sconosciute. Dimostrateci per una volta che non sarà solo e sempre il Paese a rimetterci, ma che il privato proponente operi, una buona volta – conclude Ams nel comunicato -, con il famoso rischio d’impresa che è una delle regole che sostengono in larga parte questo fallimentare sistema economico in cui siamo ormai costretti a vivere”. La Serenissima