Il tema immigrazione è uno di più sentiti in queste prime settimane del nuovo governo Draghi. Lo dimostrano i numeri: secondo i dati del Viminale i migranti sbarcati dal primo gennaio ad oggi sono quasi triplicati rispetto allo stesso periodo del 2020. Una preoccupazione che aumenta per via della presenza di stranieri positivi sbarcati sul nostro territorio. Quali decisioni verranno prese da Palazzo Chigi? Al momento risulta difficile capirlo dal momento che le strategie comunicative di Mario Draghi non prevedono grosse anticipazioni. Il profilo mediatico del premier risulta estremamente riservato.
Una comunicazione “riservata”
Un lavoro svolto in tutta riservatezza i cui risultati non vengono resi noti al pubblico se non nel momento in cui diventano concreti. È questa la modalità operativa del presidente del consiglio Mario Draghi il quale a volte sembra trincerarsi dentro Palazzo Chigi senza lasciarsi andare ad indiscrezioni. Un metodo d’azione molto lontano dal ricalcare quello dei suoi predecessori o dei suoi colleghi europei e d’oltre continente. La riservatezza del premier la si evince anche da un aspetto prettamente social: non esiste una sua pagina ufficiale dalla quale emergono comunicazioni o collegamenti in diretta. L’unica pagina istituzionale è quella della Presidenza del Consiglio. Un metodo sotto certi aspetti innovativo che rivoluziona le strategie comunicative di Palazzo Chigi: “Conte e Draghi – ha commentato il docente e sociologo Marino D’Amore su IlGiornale.it – nella lotta contro la pandemia, hanno palesato una gestione della leadership politica evidentemente diversa, non tanto nei contenuti, quanto nelle modalità di espressione decisionale e comunicativa”.
Se fino a poso tempo fa si potevano conoscere in anticipo le prossime mosse del governo aspettando solamente il momento del via libera adesso così non lo è più: “Draghi – ha proseguito D’Amore – sta prendendo decisioni simili a quelle del suo predecessore, ma compie questo percorso attraverso “l’assenza” che però non appare come un celarsi immobilista e passivo, ma che invece è densa di significato”. Un metodo comunicativo già preannunciato implicitamente da Mario Draghi quando, subito dopo aver accettato con riserva l’incarico delegatogli dal presidente della Repubblica, non si è mai lasciato andare a dichiarazioni che riguardassero anche lontanamente la nomina dei ministri. I decreti successivi riportanti la sua firma hanno confermato fino ad oggi la sua riservatezza in campo operativo.
Le mosse di Palazzo Chigi nella gestione della pandemia
L’emergenza sanitaria è stata ed è una delle prime questioni da gestire e affrontare dentro gli uffici di palazzo Chigi. I provvedimenti assunti da quando si è insediato il nuovo governo ad oggi non sono mai stati comunicati attraverso conferenze stampa dirette in prima persona dal premier. Nessuna diretta social o collegamento a reti unificate in cui il presidente del consiglio annunciasse l’adozione di misure restrittive e provvedimenti annessi e connessi ai decreti per l’emergenza sanitaria. La sua prima conferenza stampa sul tema coronavirus è stata quella del 19 marzo, 34 giorni dopo la formazione del governo, per presentare l’arrivo del decreto legge Sostegni da 32 miliardi di euro, ossia i fondi per sostenere la campagna vaccinale e dare supporto alle famiglie in difficoltà a causa del Covid. Nessun preavviso per il cambio di guardia nella struttura commissariale per l’emergenza coronavirus dove Domenico Arcuri è stato sostituito dal nuovo Commissario straordinario Francesco Paolo Figliuolo. Stessa cosa dicasi nell’ambito della Protezione Civile dove Draghi, quasi a sorpresa, ha deciso di sostituire Angelo Borelli con Fabrizio Curcio. Poi il rinnovo del Cts con Franco Locatelli al posto di Agostino Miozzo alla guida di 12 nuovi nuovi esperti. Ecco le mosse di Mario Draghi, quelle che arrivano dirette senza smentire o confermare aspettative. E se sul fronte emergenza coronavirus le sue azioni si sono concretizzate senza preavviso sarà cosi anche su altri settori?
Il silenzio del governo sull’immigrazione
Sull’immigrazione è possibile rintracciare una strategia comunicativa simile da parte di Palazzo Chigi a quella già vista sul fronte coronavirus. Non sono emerse su questo tema precise indicazioni, né dal nuovo presidente del consiglio e né dai ministri competenti.Nei giorni scorsi soltanto Luciana Lamorgese ha dichiarato di voler lavorare per accelerare sui ricollocamenti. Del resto, con una maggioranza formata da Pd e Lega e dunque da due partiti agli antipodi sul tema, è apparso palese sin dall’inizio che sull’immigrazione si sarebbe navigato su equilibri molto delicati. Non è un caso che Mario Draghi abbia scelto di mantenere al Viminale l’uscente Luciana Lamorgese, tecnico e quindi non ricollegabile direttamente a nessuno dei partiti. Equilibrio poi confermato anche al momento della nomina dei tre sottosegretari, assegnati ad un esponente ciascuno di Lega, M5S e Italia Viva.
L’unico vero riferimento fatto dal premier su questo fronte, risale al discorso programmatico reso alle Camere. In quell’occasione si è parlato della necessità di un piano europeo sui rimpatri, argomento caro a buona parte dei partiti della maggioranza. Per il resto, l’unica vera nota di rilievo è rappresentata dal fermo amministrativo emanato il 22 marzo contro la nave Sea Watch 3, la prima delle navi Ong ad entrare in Italia dall’insediamento del nuovo governo. Un atto in continuità con i fermi attuati dalla precedente esperienza al Viminale della Lamorgese, indicativo sotto il profilo politico ma riferibile comunque più alle attività della Guardia Costiera che dell’esecutivo.
Cosa farà Mario Draghi?
Il silenzio però, come si è visto, potrebbe non coincidere con un certo immobilismo. I dossier riguardanti l’immigrazione a Palazzo Chigi vengono studiati e osservati. Del resto la situazione attuale non è delle più rosee. Gli sbarchi sono aumentati e non di poco: dal primo gennaio ad oggi, il Viminale ha riportato 6.068 migranti entrati irregolarmente nel nostro territorio, nel 2020 nello stesso periodo il numero si era fermato a 2.750. Inoltre dall’altra parte del Mediterraneo si sta assistendo a un’impennata di partenze, soprattutto lungo la rotta libica. Circostanza testimoniata dal recente attivismo delle navi Ong.
Mario Draghi dovrà quindi prendere delle decisioni, la primavera si preannuncia infatti molto più calda del previsto. La linea, tra le stanze della sede della presidenza del consiglio, possibilmente però è stata già tracciata. Si vuole forse solo aspettare il momento giusto, sia a livello tecnico che politico, per annunciare le prossime decisioni. Tra gli atti su cui potrebbero arrivare le prime firme del presidente del consiglio, anche quelli riguardanti i nuovi piani sui rimpatri da concordare in Europa. Ma c’è chi scommette anche sui potenziamenti dei controlli alle frontiere. Tutto è però avvolto dal più stretto riserbo. Un silenzio che potrebbe trasformarsi, anche in questo caso, come nel principale elemento premonitore delle prossime mosse di Palazzo Chigi.
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