C’è qualcosa di vuoto nelle parole di Papa Francesco sulla guerra.
Giustamente Francesco dice parole forti contro la guerra. Ma sino a quando non dirà parole altrettanto forti contro gli aggressori, contro chi la guerra l’ha voluta, contro chi distrugge città, vite umane, contro il Patriarca russo Kiril, che sostiene Putin, le parole non avranno il significato che dovrebbero, che potrebbero avere.
Dispiace dirlo, per la grande stima che abbiamo di Francesco, ma è così.
Servono parole forti. Parole vere.
Come quelle che Giovanni Paolo II pronuncio’ contro i sovietici.
La chiarezza, la forza, la potenza delle parole e delle azioni, di Giovanni Paolo per Solidarnosc, contro Mosca, furono decisive.
Non per la pace senza libertà.
Per la libertà che produce pace.
Così fu ad Agrigento contro la mafia: “convertitevi!”.
Era chiaro anche allora il significato delle parole.
Era chiaro chi fossero gli aggressori.
Si rivolse a loro. Con chiarezza.
Parole limpide. Di verità. Potentissime. Decisive.
Verrà il giudizio di Dio! Disse.
Ed arrivò….
Parole che ripropongo:
“Carissimi,
non si dimentica facilmente una tale celebrazione, in questa Valle, sullo sfondo dei templi: templi provenienti dal periodo greco che esprimono questa grande cultura e questa grande arte ed anche questa religiosità, i templi che sono testimoni oggi della nostra celebrazione eucaristica. E uno ha avuto nome di “Concordia”: ecco, sia questo nome emblematico, sia profetico. Che sia concordia in questa vostra terra! Concordia senza morti, senza assassinati, senza paure, senza minacce, senza vittime! Che sia concordia! Questa concordia, questa pace a cui aspira ogni popolo e ogni persona umana e ogni famiglia! Dopo tanti tempi di sofferenze avete finalmente un diritto a vivere nella pace. E questi che sono colpevoli di disturbare questa pace, questi che portano sulle loro coscienze tante vittime umane, devono capire, devono capire che non si permette uccidere innocenti! Dio ha detto una volta: “Non uccidere”: non può uomo, qualsiasi, qualsiasi umana agglomerazione, mafia, non può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio!
Questo popolo, popolo siciliano, talmente attaccato alla vita, popolo che ama la vita, che dà la vita, non può vivere sempre sotto la pressione di una civiltà contraria, civiltà della morte. Qui ci vuole civiltà della vita! Nel nome di questo Cristo, crocifisso e risorto, di questo Cristo che è vita, via verità e vita, lo dico ai responsabili, lo dico ai responsabili: convertitevi! Una volta verrà il giudizio di Dio!”.
Sergio Pizzolante