La Pieve riapre i battenti

Con tre successive celebrazioni, 8, 12, 23 giugno, la Basilica del Santo è pronta a riaprire i battenti e ad accogliere fedeli e turisti, dopo alcuni mesi di lavori per l’adeguamento liturgico e strutturale. L’8 giugno, alle 21, si terrà il concerto d’organo e vocale per festeggiare il restauro dello storico organo Bazzani del 1835, salvato in extremis da più gravi danni causati dal tempo, da alcune precedenti manomissioni ma soprattutto dal suo trentennale non utilizzo. Il restauro è stato tenacemente voluto dal Rettore e realizzato dalla Bottega organaria Bigi di Reggio Emilia. L’Ente Cassa di Faetano ha sponsorizzato l’intera iniziativa, permettendo il recupero di uno degli arredi più preziosi di cui è ricca la Basilica. Il 12 giugno, solennità di Pentecoste, alle ore 11 sarà celebrata la Santa Messa e benedetto il nuovo ambone (luogo da dove viene proclamata la Parola), progettato dall’equipe dell’architetto Leo Marino Morganti. L’opera è stata finanziata dalla Fondazione Graziani Graziana.

Il 23 giugno, solennità del Corpus Domini, alle ore 10 il Vescovo benedirà l’intero complesso di lavori eseguiti e inaugurerà l’altare del Santissimo Sacramento, collocato al centro della navata sinistra. L’altare è dominato da una bellissima scultura in bronzo raffigurante Cristo Risorto, opera esimia dello scultore cesenate Leonardo Lucchi. La Fondazione San Marino Cassa di Risparmio della Repubblica di San Marino-Sums che ha finanziato l’iniziativa ha così permesso di inserire nel contesto artistico della Pieve un’opera d’arte di grande suggestione e di indiscutibile significato liturgico per il luogo di primaria importanza dove è stata collocata.

Ai meno distratti non sfuggirà il fatto che il Papa, il 19 giugno, come primo momento della sua visita in Basilica, si fermerà in adorazione proprio davanti a questo altare: come dire che prima c’è il Signore Gesù, poi ci sono i Santi! Nessuno potrà quindi meravigliarsi se finalmente, dopo anni di traslochi e di polemiche, un delicato, dolce Crocifisso sembra aver trovato la sua ideale collocazione liturgica e architettonica non ai piedi o dietro la venerata immagine del nostro Santo, ma in alto, al centro anche visivo dell’intera assemblea.

Ricordate le “preoccupazioni” di qualche mese fa per le sorti della Basilica? E per la ventilata ipotesi di spostamento della statua del Santo? E per la semplice proposta di risolvere l’annoso problema del restauro delle malandate panche? La visita del Papa aiuterà indirettamente a chiarire almeno due aspetti fondamentali sull’identità e la vita della Basilica affinché non avvenga in futuro quanto occorso per troppi anni.

Se è vero che la Pieve è proprietà dello Stato, è altrettanto vero che nella Pieve si svolge una regolare vita liturgica e la liturgia non è proprietà di nessuno. “L’autentico soggetto della liturgia è la Chiesa. Non il singolo o il gruppo che celebra la liturgia, ma essa è primariamente azione di Dio attraverso la Chiesa, che ha la sua storia, la sua ricca tradizione e la sua creatività” (Benedetto XVI, maggio 2011).

Questo basilare concetto era stato a suo tempo recepito dallo spirito dell’Accordo fra la Repubblica e la Santa Sede, ma a distanza di 20 anni la stesura del previsto “regolamento” attende ancora di essere predisposta. Proprio la mancanza di detto regolamento è all’origine di costanti palleggi di responsabilità. Sarebbe un bel regalo per tutti, credenti o meno, se a completamento della visita papale si definissero anche i dettagli dei compiti che riguardano il Governo e la Diocesi perché la luce riacquistata con la prima, sostanziosa parte di lavori eseguiti in Basilica non si spenga in breve tempo.

È proprio nel convincimento che la liturgia è dono di Dio alla sua Chiesa, che è comunità di popolo e non parcellizzazione a beneficio di qualcuno, che nei lavori eseguiti sono intervenuti rappresentanti dell’intera comunità sammarinese: la Chiesa, il Governo, alcune Fondazioni e soprattutto famiglie, privati e singoli fedeli (le panche restaurate sono dono di questi). Se fosse mancata questa sinergia non sarebbe stato possibile realizzare tante opere. Un tempo si diceva: saremmo ancora sul Pianello a discutere a chi tocca fare questo o quello. Nel frattempo la Pieve potrebbe andare a… farsi benedire. Proprio a “benedire” perché siamo consapevoli che la Pieve è casa di tutti i sammarinesi che lì si ritrovano non solo per qualche cerimonia di Stato ma per celebrazioni della liturgia della Chiesa che da sempre sostanziano e qualificano le cerimonie stesse.

Mentre ringrazio ancora quanti hanno operato per mantenere in vita la Basilica, mi riservo di farlo pubblicamente alla prima occasione utile.

don Lino Tosi,  Rettore della Basilica di San Marino