Sono settimane di intensa attività attorno alla Cassa di Risparmio. Il governo infatti deve perfezionare la complessa operazione del prestito ibrido, quella relativa alla sede del Palazzo Sums del Silo Molino Forno che riguarderà una fusione per incorporazione proprio da parte di Carisp e anche la vendita della sede centrale in Città che sarà destinata a polo museale. In realtà queste sono tutte operazioni tecniche portate avanti più dalla Cassa di Risparmio che dal governo.
Operazioni però necessarie al processo di rafforzamento patrimoniale caldamente consigliato (leggasi imposto) dal Fondo Monetario Internazionale che proprio tra fine gennaio e febbraio sarà a San Marino per l’annuale visita.
E proprio per arrivare a questo appuntamento con tutto il lavoro svolto, il governo preme affinché questi passaggi siano terminati entro il 15 gennaio.
Sono queste in sostanza le indicazioni fornite ieri durante l’assemblea della Cassa di Risparmio, riconvocata dopo che quella di due settimane fa era andata deserta a causa delle mancate indicazioni del governo all’Eccellentissima Camera.
Una assemblea preceduta la scorsa settimana da uno scambio di lettere tra la Cassa e il governo in risposta alle recenti interrogazioni delle opposizioni e anche da un riunione tra i vertici Carisp e i rappresentanti di Governo nel Comitato per il Credito e il Risparmio (quindi con i segretari di Stato Pasquale Valentini, Francesco Mussoni, Marco Arzilli, Gian Carlo Capicchioni e Antonella Mularoni).
Al di là delle operazioni tecniche (per portare avanti i vari passaggi che porteranno la Fondazione sotto il 50% del capitale sociale di Carisp sarà necessaria una modifica di legge che sarà inserita in Finanziaria oppure tramite un apposito decreto del governo) la partita è anche sul piano politico.
Con l’operazione già portata avanti l’anno scorso, il governo è entrato a gamba tesa nella governance dell’istituto di credito e ora nomina la maggioranza del Cda, a cui si aggiunge la nomina del presidente che viene fatta dal Cosiglio Grande e Generale.
L’obiettivo neanche troppo nascosto, è di arrivare a ridurre quasi all’osso le nomine da parte della Fondazione, che oggi esprime la vicepresidenza del Cda e due consiglieri, mentre la politica ne nomina già 6 compreso il presidente su un totale di 9 componenti del Cda.
Nelle mire del governo, e in particolare di Ap, ma anche del Psd, c’è la volontà di arrivare a ridurre ulteriormente il peso della Fondazione e di rinnovare, entro i primissimi mesi del 2016 anche il Cda. Una mossa che dovrebbe portare così anche alla nomina di un nuovo presidente, al posto di Pietro Giacomini.
E il nome che tra i corridoi di Palazzo starebbe circolando, sarebbe proprio quello di Tito Masi, che già in passato ha ricoperto tale ruolo, oltre a quello di presidente della Fondazione Carisp (e che durante proprio questa presidenza fu ascoltato dal PM Di Vizio della Procura di Forlì nell’ambito dell’inchiesta Varano). Un nome che Ap caldeggerebbe anche per un altro motivo: quello di escluderlo come possibile candidato in una eventuale e anticipata corsa alle elezioni. Quasi un classico “promoveatur ut amoveatur”.
Certo è, che se anche il nome di Masi non fosse poi quello prescelto, Ap starebbe puntando comunque alla presidenza della Cassa di Risparmio, per riequilibrare anche il “posto” perso all’interno dell’istituto, con la rimozione del vice direttore Vladimiro Renzi, avvenuta qualche mese fa.
Franco Cavalli