Non mi riferisco alla sconfitta elettorale.
Quella passa in secondo piano rispetto ad un fatto storico, tutto politico: è la destra, il centro destra, che rida’ alla politica la possibilità di riprendersi il primato.
Ed è la destra, non la sinistra, che, dopo Draghi, da all’Italia continuità filo atlantica in Europa.
Dentro una guerra.
È nato il governo più lontano dall’antipolitica , dal populismo, dopo la Prima Repubblica.
La Prima Repubblica finisce sotto i bombardamenti di Mani Pulite, delle Procure, che avevano come sponda politica la sinistra post comunista, i movimenti anti partito, la destra che era fuori dal sistema, il movimento separatista ed anti sistema di Bossi.
Con la demonizzazione della politica e la distruzione dei partiti, inizia l’era antipolitica.
Ed è la sinistra, soprattutto, che cavalca l’onda.
Consegnando il primato al potere giudiziario.
Inoltre, se dichiari che solo chi non ha fatto politica può fare politica, poi ti arriva Berlusconi.
Il Cavaliere era indubbiamente più nuovo di chi si fingeva nuovo. È accaduto questo.
Berlusconi poi riesce a mischiare nuovismo e recupero di personale politico di seconda o terza fila del vecchio Pentapartito, perché capisce che quello è lo spazio politico da ereditare.
Ma non è politica. È la somma di populismo e mestiere politico.
Non un partito ma una esclamazione calcistica: Forza Italia.
La sinistra risponde cercando papi stranieri: Prodi. Un non politico. Poi cancella la parola partito dal suo nome: DS.
Si nasconde dietro nuovismo e giustizialismo: le radici del populismo.
Via via somma populismo e governismo.
Ma più diventa governista più grandi diventano le perdite verso il populismo: arrivano i 5 stelle.
Parallelamente sono le televisioni e i giornali di Berlusconi( che si sommano a quelli di Cairo) che aprono praterie alle piazze furiose e al populismo mediatico che ci portano al Governo Lega-5 stelle.
La confusione e le pulsioni e le convulsioni anti politiche, negli anni, nei decenni, producono corti circuiti e fallimenti ai quali si risponde con i governi tecnici. La massima negazione della politica.
Il più tecnico, Monti, il peggiore di tutti.
Il meno tecnico, Draghi, il migliore.
E arriviamo alla Meloni.
C’è sapienza politica. Bisogna ammetterlo.
Di destra, ma sapiente.
È donna. Intanto. Un pugno in faccia alla sinistra delle parità mai pari.
Meloni vince le elezioni spostandosi al centro.
Cambiando se stessa.
Atlantismo, europeismo, no reddito di cittadinanza, pro impresa, pro lavoro.
Primo o secondo partito fra gli operai, i commercianti, gli artigiani, le imprese, le professioni. Buona parte del ceto medio.
Nessun cedimento al populismo.
Il Governo è una intelligente operazione politica.
Tutta politica.
Giorgetti al Mef. È competente, solido, una diga verso Salvini. Garantisce Draghi.
Esteri e Affari Europei e Pnrr, a Tajani e Fitto, un liberale e un democristiano, europeisti a prova di bomba.
Alla difesa un altro democristiano e solidamente atlantista: Crosetto.
Allo sviluppo economico il migliore fra quelli che vengono dal mondo di Meloni, Urso, moderato, preparato, con robuste esperienze nel commercio estero, totalmente filo americano.
Poi fedelissimi in posti chiave. Dall’ agricoltura alla Presidenza del Consiglio.
È una destra che rischia di diventare una seria destra europea.
Lontana dal populismo di destra.
I fuochi di Berlusconi si spegneranno.
È una bella sfida per la sinistra.
Dimostrare di saper diventare sinistra seria, liberale e riformista.
Lontana dal populismo di sinistra.
È una scena del tutto nuova.
Sergio Pizzolante