• Screenshot
  • “La Preferenza Unica fa ancora paura” … di Augusto Casali

    Sull’istituzione della preferenza unica si sono svolti a San Marino negli anni due Referendum. Entrambi anno ottenuto, soprattutto all’interno, notevoli risultati. Nel 2003, con tutti i partiti organizzati contro, l’istituzione della preferenza unica non riuscì, per pochi voti, a raggiungere il quorum.

    Era il periodo del problema che ha contribuito a drogare gli esiti di elezioni e di congressi di partito e quindi della gestione, così detta democratica, delle organizzazioni politiche, cioè il voto estero.

    Nel 2016, pur essendo ancora in vigore l’obbligo del quorum, cancellato poi con legge successiva, il Referendum per la preferenza unica ottenne una grande accoglienza tra gli elettori. Il 55% degli aventi diritto al voto si schierarono a favore della preferenza unica. Dall’estero votarono in pochissimi, all’interno le percentuali favorevoli alla preferenza unica furono del 70/80%.

    I cittadini elettori, usando lo strumento principe della democrazia diretta, aveva scelto contraddicendo anche questa volta le indicazioni dei partiti, tutti contrari, tranne RETE. Gli elettori avevano perfettamente capito che la preferenza unica era l’unico modo democratico per evitare le deleterie cordate che, più che favorire gli interessi generali, avevano prodotto danni al sistema favorendo il rampantismo, la rincorsa alla carriera e spesso al denaro.

    Ebbene, le elezioni successive si celebrarono con la preferenza unica, così come il popolo aveva scelto, ma i capoccioni dei partiti, soprattutto quelli tradizionali, preoccupati della novità e temendo che senza cordate il loro potere si dilapidasse, hanno pensato bene di mettere meno candidati in lista e soprattutto di scegliere candidati che non facessero loro ombra. Per la prima volta in sessant’anni, la stessa DC presentò alle elezioni una lista non di 60 candidati, come permette la legge, ma di poco più di 40. Gli altri partiti fecero ancora peggio.

    Il risultato è che con candidati meno conosciuti i partiti hanno ottenuto meno voti e conseguentemente i candidati sono stati eletti con meno preferenze del solito, dicono alcuni con pochi voti, ma senza cordate, giochini e trucchi, quelli sono i voti che ognuno otterrebbe nella realtà, magari essendo aiutato a rimanere con i piedi per terra.

     Nella consultazione elettorale successiva, l’ultima, i vedovi delle cordate, quindi la quasi totalità dei rappresentanti di partito, hanno pensato bene di tornare alle tre preferenze. Un ritorno all’antico che inquina il sistema democratico, come dimostrato nel tempo e un po’ in tutto il mondo, ma da tanta soddisfazione ai maggiorenti politici che moltiplicano per tre i loro consensi e se riescono a intrecciare più accordi aumentano ulteriormente. A condizione che non rispettino i patti con i propri soci. Quindi, più uno è disonesto e più preferenze potrà ottenere.

    Bene. Ora io penso che le leggi elettorali siano figlie dei momenti storici. Non esiste un sistema probabilmente perfetto, anche se io penso che il sistema proporzionale puro sia il più rispettoso della volontà degli elettori in forza della quale la politica rappresenta in Consiglio Grande e Generale esattamente le percentuali che gli elettori gli hanno assegnato nelle elezioni, senza premi più o meno generosi di maggioranza.

    Quindi non mi ha scandalizzato il fatto che si sia cambiata la legge. Quello che trovo intollerabile è che si sia agito in contrasto con quanto asserito nella Carta dei Diritti di San Marino; che la nuova legge non sia stata sottoposta al vaglio di un Referendum Confermativo e che sia stata approvata da 48 Consiglieri.

    In sostanza per istituire la preferenza unica c’è stato bisogno di vincere un Referendum, superare il quorum e approvare la conseguente legge; per abolirla e ripristinare le tre preferenze è stata sufficiente una votazione in Consiglio Grande e Generale con 48 Consiglieri favorevoli. Ma si tratta del Consiglio Grande e Generale o siamo tornati al Consiglio Principe e Sovrano? Contano più 48 Consiglieri o la maggioranza del Popolo Sammarinese?

    Se ci pensate bene non sono quesiti capziosi ma bensì fondamentali, a cui qualcuno avrebbe dovuto dare una risposta. Invece il silenzio è stato assoluto. Nessuno ha proferito parola, né la politica, né i Garanti, e neppure un solo operatore della giustizia.

     Con questo stato di cose praticamente si è affermato che il giudizio degli elettori non conta nulla di fronte al volere di 48 persone ben vestite, profumate e incravattate. Se questa è democrazia, la democrazia della nostra millenaria Repubblica, io dico che c’è qualcosa che non va, c’è in atto una malattia molto grave della quale tutti fanno finta di non accorgersene.

    Con una Istanza d’Arengo un gruppo di cittadini ha cercato di ripristinare correttezza e trasparenza, ma ovviamente il ritorno alla preferenza unica è stato bocciato con 29 voti contro 1. Questa volta i Consiglieri che hanno deciso sono scesi da 48 a 29. 

    RETE ha da prima appoggiato il Referendum per la preferenza unica del 2012, quindi ha compiuto la prima di una serie di capriole che hanno poi costellato il proprio cammino governativo e i suoi Consiglieri hanno votato il ripristino delle tre preferenze.

    E, ironia della sorte, per il Governo, in Consiglio Grande e Generale, è toccato proprio ad una rappresentante di RETE esprimere a nome del Governo la posizione di contrarietà all’Istanza d’Arengo per il ripristino della preferenza unica. Si è immolata sull’altare del potere sostenendo che con una preferenza i Consiglieri venivano votati di meno. Ha scoperto l’acqua calda a posteriori.

    E’ stato davvero un momento imbarazzante, ma illuminante sul momento che il Paese sul piano politico sta attraversando, dominato dal grigiume generalizzato, dal politicamente corretto,  dall’opportunismo e dall’ebrezza del potere che fa pensare a taluni di essere improvvisamente diventati anche intelligenti!

    Augusto Casali