
Dieci mesi di reclusione e pagamento delle spese processuali. È questa la richiesta arrivata dal sostituto procuratore generale della seconda sezione penale della Corte di Appello di Roma, Emma D’Ortona, nel processo d’appello al sindaco di Roma, Virginia Raggi, accusata di falso nella vicenda sulla nomina, poi ritirata, nell’autunno del 2016 di Renato Marra, fratello dell’ex braccio destro del primo cittadino, a capo del direzione Turismo del Comune con un incremento di stipendio pari a 20mila euro.
“La sindaca conosceva la posizione di Raffaele Marra e ha omesso di garantire l’obbligo che Marra si astenesse nella nomina del fratello Renato”, ha dichiarato nella sua requisitoria il pg. “Ha errato il primo giudice nel voler trasformare un’indagine documentale in un processo fondato su prove dichiarative”, ha aggiunto D’Ortona chiedendo la condanna della Raggi, assolta in primo grado con la formula “perché il fatto non costituisce reato”. Accompagnata dai suoi legali, gli avvocati Emiliano Fasulo, Pierfrancesco Bruno e Alessandro Mancori, il sindaco è presente in aula.
La vicenda della Raggi ha anche implicazioni politiche. Il primo cittadino, infatti, è intenzionata ricandidarsi alle prossime amministrative che si terranno nella primavera del 2021. La sua figura, però, potrebbe creare grossi problemi al M5s e Pd. Pentastellati e dem, che insieme sostengono il governo Conte, ora sarebbero tentati di replicare l’alleanza anche a livello locale. Ma sul nome della Raggi non c’è convergenza. È vero che in politica niente si può escludere ma il Pd difficilmente potrebbe appoggiare la Raggi dopo anni di opposizione e le critiche feroci. Lei, per di più, ha già respinto un possibile sostegno dem.
Gli alleati giallorossi sanno che andare divisi è rischioso ma allo steso tempo sono consapevoli che è necessario un candidato condiviso. Cosa che l’attuale sindaco non è. Ma in caso di condanna della Raggi il quadro potrebbe cambiare. Come sottolinea il Messaggero, da condannata Virginia non potrà più avere il simbolo M5s. Una eventualità che spalancherebbe la strada all’accordo 5s-dem per Roma. Il fatto che in queste ore non si è alzata quasi nessuna voce a livello nazionale a sostegno del sindaco è la misura dell’isolamento in cui il primo cittadino si trova. Roberta Lombardi è stata chiara: “La Raggi se condannata si deve dimettere. Ha firmato il codice etico come tutti noi. Siamo 5Stelle e se deroghiamo alle nostre stesse regole siamo come gli altri. Le regole sono regole e non s’ interpretano per gli amici in un modo e per gli altri in un altro modo”. Pare che così la pensino anche i romani eletti nei gruppi parlamentari.
Non è tramontata la possibilità di una convergenza sul nome del viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, esponente pentastellato non sgradito ai dem. Nonostante le sue smentite, pare che il membro del governo abbia voglia di tentare la sfida per il Campidoglio.
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