Fotografata tra i suoi angeli custodi. La polizia: era pedinata. Ma quando toccò alla Finocchiaro immortalata all’Ikea, Grillo disse di tutto.
Virginia Raggi come Anna Finocchiaro? Così pare. Se quattro anni fa toccò alla senatrice del Pd essere fotografata mentre faceva acquisti all’Ikea con gli uomini della scorta (uno dei quali si era preso la briga di spingerle il carrello), stavolta a cascarci è il primo cittadino di Roma, immortalata mentre con due «angeli custodi» e l’auto di servizio del Comune di Roma (una Peugeot 208 intestata a una società che ha un contratto con il Campidoglio per i veicoli in leasing usati dalla polizia municipale) si reca a fare la spesa alla Conad di Casal Lumbroso. Le immagini che ritraggono il primo cittadino con in mano le buste con gli acquisti, circondata dagli uomini di scorta, non potevano non scatenare polemiche. Le stesse che, in questi anni, il MoVimento 5 Stelle non ha lesinato per mettere spalle al muro gli altri politici scortati. Tanto per fare un esempio, parlando della Finocchiaro che il 24 maggio 2012 fu fotografata mentre faceva la spesa all’Ikea, Beppe Grillo ebbe modo di definire l’allora capogruppo Pd in Senato «una signora che è lì da 25 anni con la scorta per andare all’Ikea», mentre «i poliziotti devono scortare questi cialtroni per fare la spesa». A distanza di quattro anni, in una delle foto con la Raggi, la spesa e la scorta, si vedono i «protettori» del sindaco proteggerla dalla pioggia con l’ombrello mentre carica le buste nel cofano della macchina (il caposcorta si è anche lamentato con chi quelle foto le ha scattate, fino a far intervenire una volante della polizia). Nulla di male, per carità. Se la scorta c’è significa che ci deve essere. E la stessa Questura di Roma precisa che il sindaco è destinatario del «provvedimento tutorio» sulla base delle «informazioni disponibili alle forze di polizia». Nel dettaglio, il Campidoglio ha fatto sapere che la Raggi è stata pedinata più volte e a tutte le ore nei suoi spostamenti privati. Ma per chi scrive sulla roccia alcuni principi, come ad esempio «la nostra scorta sono i cittadini», farsi vedere in giro in certe situazioni non è certo il massimo (così come non lo è pretendere le dimissioni per un avviso di garanzia per poi derubricarlo a semplice «informazione per l’indagato» quando a riceverlo è uno del «club 5 Stelle»). Eppure ieri nessun pentastellato si è azzardato a criticare la scorta a Virginia Raggi, tutti si sono dimenticati le loro vecchie prese di posizione, ognuno di loro se n’è rimasto zitto a far finta di nulla e girarsi dall’altra parte. Meglio così. Ma a non cedere alla vendetta è il presidente del Partito democratico Matteo Orfini, che in un post su Facebook difende il sindaco: «Forse è il caso di chiarire che nessuno decide di avere la scorta, ti viene assegnata perché, evidentemente, c’è un rischio per la tua persona. Da quel momento non sei tu a decidere quando averla. Anzi, la devi avere sempre a fianco. Quando vai a lavoro, negli eventi pubblici, quando vai al cinema, quando vai a fare la spesa». Dunque, per Orfini, «per fortuna il sindaco di Roma ha la scorta», e «attaccarla per questo è da imbecilli». Lo stesso esponente democrat, però, un sassolino dalle scarpe se lo leva: «Spero che finalmente se ne rendano conto anche i compagni di partito della Raggi, a cominciare da quel Di Battista che su questo tema ha ossessivamente e indegnamente speculato». Parere opposto, invece, da parte del senatore di Forza Italia Francesco Giro, secondo il quale per un grillino andare a fare la spesa con la scorta «è una cosa che fa schifo». Per Giro, infatti, «la scorta ce l’hai e te la devi tenere, ma c’è modo e modo. Lontana dalle buste della spesa».Sulla stessa linea tracciata da Orfini scende in campo anche lo scrittore, scortato, Roberto Saviano, che su Facebook definisce «disgustose» le polemiche sulla scorta al sindaco, sottolineando che i bodyguard vengono assegnati «per essere protetti» anche mentre si va a «fare la spesa». Per Saviano, dunque, «se Virginia Raggi avesse deciso di muoversi senza scorta, le sarebbe stato impedito». Il Tempo