Riceviamo e pubblichiamo dal ns. editorialista LIBEROS
Guardando il video della conferenza stampa dopo la firma dell’accordo di collaborazione finanziaria tra Italia e San Marino mi ha colpito un passaggio delle dichiarazioni dell’ambasciatore Giorgio Marini.
Rispondendo alle domande il diplomatico italiano ha dichiarato che l’accordo rappresenta per San Marino quello che per l’Italia ha rappresentato l’ingresso nell’Unione europea: “Ha rinunciato a qualcosa ma ha guadagnato tutto”.
Innanzitutto è stato un ulteriore passo verso la normalizzazione dei rapporti. E questo non è assolutamente da sottovalutare. In passato – e mi limito a qualche esempio – i rapporti con l’Italia erano così tranquilli, nonostante qualche lamentela, che realtà come l’Iccrea, cioè l’istituto centrale di credito cooperativo, per diventare banca tramitante per San Marino non aveva fatto alcuna richiesta a Banca d’Italia. Tanto era consolidato il legame che le Poste italiane non chiedevano documenti di identità particolari. Ora che i rapporti sono da ricostruire, tutte le prassi passate sono state azzerate e prima di qualsiasi altro rapporto si chiede se si può fare. Così le Poste italiane considerano i sammarinesi alla stregua di qualsiasi altro cittadino extra comunitario e gli chiedono il passaporto anziché la Carta di identità. Iccrea scopre che deve chiedere l’autorizzazione a Banca d’Italia per fare operazioni per le quali non aveva mai chiesto autorizzazioni, ecc…
Quello che in realtà è successo, è che ciò che prima veniva concesso ora non viene più concesso gratis. La trafila “extra Ue” ai vari gate degli aeroporti è stata trasferita a tutto.
Normalizzare i rapporti vuol dire tornare a quello di prima, ma con regole condivise e rinnovate.
Cosa prevede nello specifico l’accordo di collaborazione finanziaria? Quello che già avviene tra l’Italia e altri paesi. E cioè che se in un paese estero c’è una banca controllata da una banca italiana, la Banca d’Italia può andare a fare ispezioni in quella banca. E così viceversa. E l’Italia ha già due banche che controllano altrettante banche sammarinesi.
Lamentarsi di questa possibilità di ispezioni non può essere adottata come violazione di sovranità. Non solo. Montecarlo, che ha una realtà bancario-finanziaria ben più consolidata di quella sammarinese e con molti più capitali italiani di quelli detenuti a San Marino (forse almeno dieci volte superiori) come autorità di vigilanza non ha mica la banca centrale monegasca, ma la Banca di Francia. Se lì il sistema si è sviluppato perché non può avvenire lo stesso anche a San Marino?
Ci si lamenta tanto dell’Egida italiana per qualsiasi cosa, ma è l’Unione europea che ha imposto questo per ogni cosa che San Marino vuole fare in Europa. Deve cioè prima mettersi d’accordo con l’Italia. E l’ha detto l’Europa. Quindi, o San Marino acquisisce lo status di Paese membro (e ci vuole tempo) o si mette d’accordo con l’Italia.
La verità è che San Marino senza l’Italia non va da nessuna parte e che con l’Italia può andare ovunque, anche fuori dall’Italia.