
Bella e lacerante, come può essere la vita. La rosa rossa, con le sue spine, è il simbolo di Rita da Cascia, in ricordo della rosa fiorita sotto la neve che una sua parente le portò insieme ai due fichi prima della morte. Racchiude il senso del messaggio che ci ha tramandato la santa: godere appieno dell’Amore e della Bellezza di Dio attraverso l’amore e la bellezza della vita, accettando le spine come parte di essa. E la sua “spina” sulla fronte, l’aveva espressamente chiesta a Cristo, mentre pregava per partecipare alla sua passione. Donna del dialogo e del perdono, Santa Rita non ci ha lasciato nulla di scritto, ma continua a vivere attraverso il suo esempio vissuto nella quotidianità e tramandato fino a oggi. Un esempio fatto di gesti semplici, che però mettono in luce la forte personalità di una “piccola, grande donna” che si pone contro ogni regola del suo tempo, per cercare il dialogo e la pace e mettere fine, così, alla cruenta faida familiare che ha visto suo marito assassinato.
Superate le due porte di entrata del Monastero Santa Rita da Cascia, salendo ci troviamo nel chiostro del monastero dove c’è il pozzo, da cui Santa Rita attingeva l’acqua per l’orto, la cucina, le pulizie. La tradizione racconta che la superiora chiede a Rita, appena novizia, di innaffiare uno sterpo secco in giardino. Rita lo fa umilmente, giorno per giorno, attingendo l’acqua dal pozzo. Così, un giorno, Dio trasforma lo sterpo secco in una vite rigogliosa. La vite che vediamo oggi produce uva bianca ed è plurisecolare, anche se più giovane rispetto all’epoca in cui è vissuta Rita. È diventata il simbolo dell’obbedienza di Santa Rita e della sua fecondità spirituale. Rita, unita a Gesù, vera vite, è un tralcio che – come dice il Vangelo di Giovanni – produce molti frutti. Sul muro accanto alle scale, possiamo notare qua e là dei piccoli fori; qui abitano le api murarie. Un’antica credenza popolare collega le api al primo miracolo attribuito a Rita in vita: la guarigione di un contadino. Gli insetti operosi, simbolo di Santa Rita, hanno ispirato la Beata Madre Fasce quando ha chiamato “Alveare di Santa Rita” il progetto di sostegno a minori in difficoltà, così come il nome della Rivista del Monastero “Dalle Api alle Rose” da lei ideata.
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