La Russa: “Il busto del Duce? Regalo di mio padre. Non lo butterò mai”

“Mi sento spesso inadeguato al ruolo di presidente del Senato, è poco se mi considero, ma è molto se mi confronto”. Ignazio La Russa, presidente del Senato, durante il convegno tenutosi oggi in ricordo di Pinuccio Tatarella, rivendica con orgoglio le sue origini politiche.

“Sono sempre dipinto come quello che ha i busti del duce. Ce li ho, me li ha lasciati mio padre”, afferma e aggiunge: “Avrei conservato anche quelli di Mao Zedong”. “Davvero siamo come ci dipingono?”, si chiede La Russa arrivando alla conclusione che: “Se Tatarella mi teneva da conto vuol dire che gli altri sbagliano”. “Pinuccio Tatarella ci manca tutti i giorni. Non ricordo mai la data della sua morte perché tutte le volte che ho un problema politico mi interrogo su cosa farebbe lui”, sottolinea il presidente del Senato evidenziando la sua “capacità di pensare oggi a quello che doveva succedere dopo”. E ancora: “Probabilmente viviamo una fase che aveva immaginato, desiderato. Una fase della destra al governo, nell’ambito del centrodestra, con una pacificazione nazionale a cui ha sempre aspirato nella sua capacità di guardare il futuro”. Entrando nel dibattito sulle riforme, sempre in bilico tra presidenzialismo e premierato, La Russa precisa: “Quel che interessa a noi è il modo con cui porre rimedio alla instabilità dei governi. Qualunque sia la soluzione, la stella polare è la possibilità di avere istituzioni che garantiscano ai governi una durata più lunga possibile, possibilmente pari a una legislatura”.

Anche Luciano Violante, ex presidente della Camera, ha affrontato il tema della democrazia decidente, spiegando di preferire il premierato, e su Tatarella ha detto: “Era un uomo che apriva conflitti ma li sapeva anche chiudere. Tutti sono capaci di aprire i conflitti, ma non tutti sono capaci di chiuderli”. Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, invece, ricorda: “Tatarella ha sempre orientato la sua attività politica a un momento culturale, anche fondando tanti giornali. Per lui la politica era la realizzazione pragmatica di quanto era stato elaborato nel mondo delle idee. Riteneva che la destra fosse un luogo valoriale che si costruisce attorno al senso della storia, dell’identità e della comunità. Una triade che condensa la sua idea di destra. La destra che è al governo era già stata concepita nella sua mente”. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, ha sottolineato: “Tatarella guardava lontana e si rendeva conto che la fine dell’interdizione del governo per la destra doveva essere un punto di partenza di un percorso politico che lui definiva ‘oltre il Polo per puntare alla progressiva costruzione di un polo conservatore che collegasse quanti non si riconoscevano con la sinistra sul piano politico e della cultura”.


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