LA SACRA ROTA “ROSSA” DI SAN MARINO … di Domenico Gasperoni

LA SACRA ROTA “ROSSA” DI SAN MARINO

Mi permetto segnalare il mio articolo uscito su SORPRESA del mese di maggio, in distribuzione presso le famiglie. Tratta di vicende e curiosità, forse poco conosciute. Ne riporto qualche brano.
Parlo della “gita” a San Marino. Era chiamata così la venuta sul Titano di personaggi che chiedevano al Tribunale lo scioglimento del matrimonio . Quando ancora non era ammesso il divorzio. Specie negli anni ’50 fece scalpore la corsa a San Marino di molti dirigenti del Partito comunista italiano. Tanto che il nostro Tribunale era soprannominato la Sacra Rota Rossa.

La guerra del matrimonio

Il Tribunale sammarinese vantava ab antiquo la competenza nelle cause matrimoniali. Anche per i matrimoni celebrati all’estero. In base a questo principio, pronunciava sentenze di annullamento, sia di matrimoni civili che religiosi. Per questi ultimi si trattava solo degli effetti civili. Nel 1939 la situazione cambia e diventa più favorevole per il Giudice sammarinese. Gli articoli 5 e 6 della Convenzione Italia-San Marino prevedono infatti l’esecutività in Italia delle sentenze sammarinesi.
Ma c’era un’altra Autorità, la Chiesa, che pretendeva tali competenze. Anzi, ne pretendeva l’esclusività. Storicamente la Chiesa si è ritenuta, per mandato divino, tutrice della famiglia e del matrimonio. Le due competenze contrastanti non potevano non scatenare lo scontro.
In questo braccio di ferro fra San Marino e la Santa Sede, il nostro Stato ebbe la peggio. Anche per pressioni del Governo Italiano, la Repubblica fu costretta a fare marcia indietro più volte, adottando leggi che rendevano sempre più difficoltoso il pronunciamento del Tribunale Nel periodo fascista, il partito si dimostrò accondiscendente alle pretese vaticane, perché era fortemente interessato a sottoscrivere un Concordato. Che poi fallì. Come vi ho raccontato nel precedente articolo.

Chi si rivolgeva a San Marino? Erano intellettuali, industriali e uomini dello spettacolo. Si ricordano: Anna Magnani (1952), Edoardo de Filippo , Erminio Macario, Eleonora Rossi Drago. Fra gli industriali è nominato Adriano Olivetti. Altri personaggi: intellettuali come Giulio Einaudi ed Elio Vittorini; artisti come Giorgio De Chirico e Lidia Croce (figlia di Benedetto Croce).
Un caso speciale da segnalare riguarda Aldo Garosci, un esponente del socialismo democratico. Per seguire la pratica di annullamento del suo matrimonio, risiedette per un certo tempo a San Marino. Ne approfittò per studiare la storia della Repubblica. Pubblicò delle ricerche che sono ancora oggi punto di riferimento storiografico.
La Sacra Rota comunista
C’era poi una categoria speciale: gli alti dirigenti del Partito comunista italiano. Si ricordano: Edoardo D’Onofrio, Pietro Amendola, Valentino Gerratana, Ruggero Grieco. I due casi più noti: Luigi Longo e Palmiro Togliatti.
I casi di Luigi Longo e Palmiro Togliatti.

Nel 1953, Luigi Longo, Segretario del PCI dopo la morte di Togliatti, ottenne l’annullamento. E poté contrarre così un nuovo matrimonio con l’ex partigiana Bruna Conti. La moglie Teresa Noce, dirigente sindacale e membro della direzione del PCI, lo accusò di aver fatto «carte false» per ottenere il divorzio. La Noce fu estromessa da tutti gli incarichi di partito.
La vicenda di Togliatti ebbe un altro percorso. Pur avendone i requisiti, l’annullamento non andò a buon fine, per rinuncia dello stesso Togliatti. Essendo l’uomo più in vista del partito, il rischio dello scandalo, sia politico che morale, sarebbe stato altissimo. Togliatti era sposato con Rita Montagnana, esponente di spicco del Partito Comunista. Come è noto, dal 1948 inizia la convivenza more uxorio con Nilde Jotti, giovane deputata del PCI, che non poté mai sposare.