
Riparte dai giovani dell’Accademia la stagione lirica della Scala dopo lo stop per le vacanze estive. Sono infatti loro i protagonisti di Il matrimonio segreto, opera di Domenico Cimarosa nel nuovo allestimento di Irina Brook, in programma al teatro milanese dal 5 settembre. La regista – che alla Scala ha già firmato il trittico di Kurt Weil diretto da Riccardo Chailly nel 2019 – ha a lungo lavorato con i cantanti, partendo da un workshop lo scorso giugno. Un momento di sola lettura e improvvisazione che l’ha aiutata a trovare il contorno giusto per questa vicenda complessa tipica dell’opera buffa. “Mi sembrava una storia generica e caricaturale ma, vedendo i ragazzi seduti a un tavolo che la leggevano, ho capito. E’ la storia della famiglia di un padre circondato da femmine urlanti e ormonali” racconta, un po’ “come le donne folli ed eccentriche di Almodovar”. Una storia che potrebbe avvenire anche oggi. Ed ecco allora un abbigliamento fra jeans e trolley, qualche (immancabile) selfie, ma all’interno di una scenografia in cui i muri sono giganteschi libri, con rimandi al Mediterraneo dal gusto vittoriano, fatti di immagini di pesci e coralli.
“Lo scenografo Patrick Kinmonth – spiega Brook – mi stava mostrando la sua idea degli spazi via zoom e si è servito di libri per delimitare i muri. Quando li ho visti, gli ho detto usiamoli. E anche gli elementi del Mediterraneo, erano oggetti sulla sua scrivania”. Nulla di male nella messa in scena moderna, “anzi. purché – aggiunge il direttore Ottavio Dantone , specialista di musica del ‘700 – si rispettino i paralleli retorici” come in questo caso. “Da filologo non mi scandalizzo. Ma la musica resta quella”, aggiunge. E la musica resta attuale, osserva, come sono attuali capolavori dell’arte, come la Gioconda. E la musica di Cimarosa “è l’anello di congiunzione fra Mozart e Rossini. Si sente moltissimo Mozart e anche il futuro che sta per arrivare”. Per Dantone si tratta della seconda esperienza con l’Accademia, dopo quella nel 2007 con Così fan tutte. Rispetto al passato, dice, i ragazzi ascoltano più esecuzioni di musica antica, anche fatte con gli strumenti originali (non è questo il caso), ma comunque è stato necessario spiegare loro le differenze nell’esecuzione. Cosa che Dantone ha fatto dando le esatte motivazioni (ad esempio cambiando il forte delle trombe in partitura con un mezzoforte visto che in quelle antiche il suono è diverso). Ne è uscita un’opera giovane: giovani sono i personaggi (a parte il padre Geronimo, qui nel primo dei due cast interpretato da Pietro Spagnoli), giovani gli interpreti e anche i musicisti dell’orchestra, che come nell’opera sono prevalentemente donne. “Tutti i 18 violini sono donne, tutte le viole tranne una. Sono anche io come Geronimo” scherza Dantone.
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