
Una irresistibile ascesa proseguita per molti mesi, il testa a testa nei sondaggi con Matteo Salvini, una fotografia del consenso che ha visto Fratelli d’Italia toccare quota 21% e diventare – sia pure virtualmente – il primo partito d’Italia. Ma anche le difficoltà nel calibrare il messaggio rispetto a vaccini e Green Pass, le periodiche, fisiologiche tensioni con gli alleati di centrodestra a causa della collocazione all’opposizione del governo Draghi, il caso Fanpage a riaccendere l’eterna questione della vicinanza con gli ambienti della destra estrema.
Giorgia Meloni si avvicina alle elezioni amministrative di oggi e domani con qualche preoccupazione per un passaggio che potrebbe appannare almeno in parte la grande cavalcata degli ultimi mesi. C’è un derby con la Lega che si gioca sui numeri a livello nazionale, c’è il test romano dove Enrico Michetti, candidato voluto soprattutto da Fratelli d’Italia, si sottoporrà alla prova degli elettori, c’è la curiosità per il risultato milanese dove il partito erede della destra italiana si è giocato un jolly importante schierando Vittorio Feltri come capolista.
Tutti nel centrodestra sono consapevoli che la prova delle grandi città è da sempre un test ad alto rischio e anche se la coalizione è vicina al 47% si tratta di un consenso che si concentra nelle province. È chiaro però che nessuno se la sente di avallare una condanna preventiva alla sconfitta e può pensare di essere al di sopra di eventuali critiche in caso di risultato non soddisfacente. C’è poi l’impressione di essere finiti nel mirino mediatico-giudiziario. «La video-inchiesta di Fanpage è una polpetta avvelenata a pochi giorni dal voto» dice Giorgia Meloni. «Tre anni di lavoro per mandare 10 minuti di video in onda nell’ultimo giorno di campagna elettorale per stare sulle prime pagine nel giorno di silenzio elettorale in uno stato di diritto non accadrebbe. Continuo a chiedere di fornirmi tutte le 100 ore di girato, non mi posso fidare ciecamente di quello che viene cucito su un video di 10 minuti».
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