Un maldestro tentativo di recuperare del denaro che un altro imprenditore gli doveva. Sarebbe nato così il ricatto a luci rosse che un industriale di San Marino, ora agli arresti, è accusato di aver inscenato con la complicità dell’avvocatessa di Paese Adele Giordano, 40 anni, e del marito Alfonso Romano, militare dell’Aeronautica, finiti entrambi in manette. Massimo Micheloni e Alessandro Agostini, ritenuti gli ideatori del piano sono stati invece arrestati a San Marino. Micheloni risulta anche essere stato indagato per attività di riciclaggio legata all’attività del paparazzo Fabrizio Corona. Dvd contenenti documenti compromettenti, l’oggetto dello scambio, secondo la guardia di finanza di Treviso, che è entrata in azione venerdì a mezzogiorno nello studio della legale in piazzale Pistoia, a Treviso, in accordo con la gendarmeria sanmarinese. Filmati a carattere sessuale, in cambio dei quali il mandante del ricatto avrebbe chiesto il pagamento prima di 600 mila, poi di 400 mila euro.
Nello studio dell’avvocatessa trevigiana, le fiamme gialle hanno trovato la prima tranche pattuita con la vittima: 160 mila euro suddivisi in centinaia di mazzette da cinquanta euro custoditi in una valigetta. Con la legale l’imprenditore finito in cella avrebbe intrattenuto rapporti commerciali: sarebbe stato il marito della professionista, invece, a dettare le condizioni per la conclusione dell’affare. Circa due settimane la durata delle indagini: dalla denuncia presentata dalla vittima a San Marino al blitz degli investigatori alle Stiore. A incastrare gli arrestati ci sarebbero le intercettazioni telefoniche che secondo il procuratore trevigiano Antonio Fojadelli «non lasciano dubbi sul coinvolgimento degli arrestati». Due i denunciati, il figlio del mandante, 25 anni, e un uomo, un ex militare, che lo ha accompagnato a Treviso, un 52enne.
A collegare il mandante e la vittima, entrambi imprenditori, pare ci fosse un credito vantato dall’estorsore. Da qui l’idea del sexy ricatto messo a punto con l’aiuto dell’avvocatessa trevigiana e degli altri quattro uomini coinvolti. Alla difesa della legale che ha sostenuto che la donna sarebbe stata tradita da un cliente scorretto («Pensava di dover effettuare un recupero crediti» aveva detto dopo l’arresto il suo difensore Roberto Nordio) replica il capo della procura trevigiana. «Non siamo ingenui – ha detto Fojadelli – un conto è dare consigli ai propri assistiti, altro conto e divenirne complici». Il procuratore ha infine elogiato «la perfetta intesa tra l’Italia e San Marino e la cooperazione tra le procure » ringraziando il colonnello a capo della gendarmeria Achille Zechini e il tenente colonnello a capo del nucleo tributario della guardia di finanza trevigiana Giuseppe De Maio.
Un maldestro tentativo di recuperare del denaro che un altro imprenditore gli doveva. Sarebbe nato così il ricatto a luci rosse che un industriale di San Marino, ora agli arresti, è accusato di aver inscenato con la complicità dell’avvocatessa di Paese Adele Giordano, 40 anni, e del marito Alfonso Romano, militare dell’Aeronautica, finiti entrambi in manette. Massimo Micheloni e Alessandro Agostini, ritenuti gli ideatori del piano sono stati invece arrestati a San Marino. Micheloni risulta anche essere stato indagato per attività di riciclaggio legata all’attività del paparazzo Fabrizio Corona. Dvd contenenti documenti compromettenti, l’oggetto dello scambio, secondo la guardia di finanza di Treviso, che è entrata in azione venerdì a mezzogiorno nello studio della legale in piazzale Pistoia, a Treviso, in accordo con la gendarmeria sanmarinese. Filmati a carattere sessuale, in cambio dei quali il mandante del ricatto avrebbe chiesto il pagamento prima di 600 mila, poi di 400 mila euro.
Nello studio dell’avvocatessa trevigiana, le fiamme gialle hanno trovato la prima tranche pattuita con la vittima: 160 mila euro suddivisi in centinaia di mazzette da cinquanta euro custoditi in una valigetta. Con la legale l’imprenditore finito in cella avrebbe intrattenuto rapporti commerciali: sarebbe stato il marito della professionista, invece, a dettare le condizioni per la conclusione dell’affare. Circa due settimane la durata delle indagini: dalla denuncia presentata dalla vittima a San Marino al blitz degli investigatori alle Stiore. A incastrare gli arrestati ci sarebbero le intercettazioni telefoniche che secondo il procuratore trevigiano Antonio Fojadelli «non lasciano dubbi sul coinvolgimento degli arrestati». Due i denunciati, il figlio del mandante, 25 anni, e un uomo, un ex militare, che lo ha accompagnato a Treviso, un 52enne.
A collegare il mandante e la vittima, entrambi imprenditori, pare ci fosse un credito vantato dall’estorsore. Da qui l’idea del sexy ricatto messo a punto con l’aiuto dell’avvocatessa trevigiana e degli altri quattro uomini coinvolti. Alla difesa della legale che ha sostenuto che la donna sarebbe stata tradita da un cliente scorretto («Pensava di dover effettuare un recupero crediti» aveva detto dopo l’arresto il suo difensore Roberto Nordio) replica il capo della procura trevigiana. «Non siamo ingenui – ha detto Fojadelli – un conto è dare consigli ai propri assistiti, altro conto e divenirne complici». Il procuratore ha infine elogiato «la perfetta intesa tra l’Italia e San Marino e la cooperazione tra le procure » ringraziando il colonnello a capo della gendarmeria Achille Zechini e il tenente colonnello a capo del nucleo tributario della guardia di finanza trevigiana Giuseppe De Maio.
fonte: Corriere del Veneto