LA STORIA DELLA FILODRAMMATICA DI SAN MARINO PER IMMAGINI … a cura di Augusto Casali

Come già detto la ricorrenza del 5 febbraio è sempre stata molto sentita a San Marino. Oreste Brizi, nel suo scritto “Alcuni Usi e Costumi Sammarinesi”, ricorda che “…nelle serate di Gala – I Capitani Reggenti – vengonvi in mezzo ad un distaccamento della loro Guardia, preceduti da due donzelli con torce accese e seguiti da un uffiziale di Ordinanza appartenente alla Guardia stessa…

Foto 1 (Processione di Sant’Agata all’uscita della Basilica del Santo)

La sera di Sant’Agata commedia e Veglionissimo caratterizzavano la fine dei festeggiamenti. La Festa Danzante era stata voluta a suo tempo dai Capitani Reggenti che vollero regalare alla popolazione un momento di forte comunità.

Intere famiglie infatti si recavano al Teatro Titano, che per le sue caratteristiche, favoriva la presenza anche di coloro i quali non ballavano e rimanevano nei palchi a guardare dall’alto i ballerini, gettando loro coriandoli e stelle filanti.

Foto 2 (Ormai è mattino, ma il Veglione di Sant’Agata continua…)

Nel tempo però gli usi e i costumi sono cambiati e così il Veglione di Sant’Agata dall’anno 1990 è divenuto un lontano e, per chi ha vissuto l’allegria di quei tempi, caro ricordo.

 Una volta si ballava solo nel periodo di Carnevale, poi con l’avvento delle balere e soprattutto delle discoteche, era possibile ormai ballare ogni giorno e anche i “famosi” Veglioni di un tempo hanno dovuto segnare il passo.

Il Veglionissimo del 31 dicembre organizzato dai Balestrieri; i Veglioni di Partito; il Veglione dei “Becchi”; il Veglione degli Studenti; il veglione della S.U.M.S.; il Veglione Mascherato organizzato dal Piccolo Teatro Arnaldo Martelli nel salone del Turismo, caddero piano, piano in disuso e dei festeggiamenti civili nel giorno della Festa Nazionale di Sant’Agata, è rimasta solo la rappresentazione teatrale affidata alla Filodrammatica di San Marino ininterrottamente dal 1972.

Foto 3 (1987 – “E Pizardoun dal stèli” di Guido Lucchini – Da sinistra: Paolo Gattei, Luca Casali, Luciano Sansovini)

L’ultima Festa di Sant’Agata con l’ “abbinata” commedie e veglione , fu quella del 1989, quando finita la commedia e smontate le poltrone della platea, a mezzanotte precisa le danze si aprirono con le note dell’Orchestra di Raoul Casadei. In quella circostanza fu in pratica ballato l’ultimo valzer della fortunata e lunga stagione dei Veglioni nel Teatro Titano.

Foto 4 (1989: Manifesto Ufficiale dei Festeggiamenti Civili in occasione di Sant’Agata. Ultimo anno in cui si riproposero Commedia e Veglione )

Per quel che riguarda l’appuntamento teatrale un tempo venivano privilegiati concerti e lirica, che si alternavano alla prosa con rappresentazioni affidate a compagnie professionistiche o alla Filodrammatica di San Marino. Poi, gradualmente, lo spettacolo della sera di Sant’Agata fu definitivamente orientato verso la prosa ed allora professionisti e filodrammatici si alternarono sul palcoscenico.

Foto (1981: “E pizgor d’là nobiltà” di Ermanno Cola – Da sinistra: Augusto Casali e Piny Mariani)

Dal 1972, come già detto sopra, lo spettacolo teatrale del 5 febbraio viene affidato al Piccolo Teatro Arnaldo Martelli. I filodrammatici sammarinesi hanno sempre operato in lingua; infatti prima degli anni “60 nelle case dei Chsammarinesi era assai diffuso parlare il dialetto. Poi però con il passare del tempo, l’uso del dialetto cominciò a divenire sempre più raro e allora, all’interno della Filodrammatica, qualcuno cominciò a sostenere che l’operazione culturale doveva essere forse inversa e cioè, doveva consistere nel salvaguardare il vernacolo sammarinese.

Foto 6 1977: “La balena bianca” di Massimo Dursi – Da sinistra: Giuliano Gozi, Amedeo Venerucci, Massimo Bardelli)

Venne così a svilupparsi tra i componenti del Piccolo Teatro Arnaldo Martelli un acceso dibattito che oppose due diverse correnti di pensiero: chi intendeva che la Compagnia continuasse a recitare unicamente in lingua italiana, perché riteneva che diversamente sarebbe stata una “diminutio”; la tesi contraria era sostenuta da coloro i quali si schierarono favorevolmente per affiancare alla commedia in lingua anche una commedia dialettale. Alla fine si trovò il compromesso: la garanzia della sopravvivenza delle due espressioni teatrali.

Foto 7 (1966: Egidio Belisardi)

Così nel 1976, dopo aver fatto qualche parziale esperimento negli anni precedenti, il Piccolo Teatro Arnaldo Martelli rappresenta per la prima volta una commedia completamente in vernacolo sammarinese: “Stal mami”.

Foto (1976: “Stal mami” di Liliano Faenza – In primo piano: Bruno Masi; sullo sfondo: Amedeo Venerucci)

Foto 9 (Anni “60: Marina Guardigli)

Foto 10 (1982: “So e giò per al scheli” di Ermanno Cola -. Da sinistra: ;arino Campanelli, Eugenia Sammarini, Augusto Casali, Giulio Valentini, Marina Vannucci, Luciano Sansovini. Seduti: Pier Domenico Cardelli, Piny Mariani, Valeria Ciavatta)