
«Era solo questione di tempo, prima o poi sarebbe successo». Il politologo Giovanni Orsina non è affatto sorpreso dello scandalo Qatargate che ha colpito il Parlamento Europeo, ma anzi lo considera inevitabile.
Perché?
«Bruxelles è un luogo decisionale che non fa riferimento a una tradizione statual-nazionale, ma gestisce tanto potere ed è strapieno di lobby. Alla fine, come si dice parafrasando il Vangelo, «oportet ut scandala eveniant»: questi scandali sono necessari per riconoscere l’esistenza di problemi e affrontarli».
Questo scandalo chi avvantaggia?
«Se si pensa che Orbán ha subito twittato: Ma come? Non dovevate essere voi a sorvegliare la corruzione in Ungheria?’ è evidente che questa vicenda avvantaggia gli euroscettici. Ma non solo. Rovina anche l’immagine che l’Europa ha voluto dare di sé stessa: il luogo della moralità politica, un esempio che gli altri dovranno imitare».
Viene meno la superiorità morale della sinistra?
«La superiorità morale della sinistra non è mai esistita, è un’autorappresentazione legata al modo in cui ha cercato di superare il marxismo e rifarsi un’identità. Un pezzo di questa identità la ricostruisce, a partire dagli anni ’70, attraverso il tema della moralità in politica. Ma è un’operazione fragile e pericolosa. Ed è andata in pezzi da anni, ormai: non dimentichiamo che il grillismo nasce dieci anni fa proprio dalla crisi di questa autorappresentazione della sinistra».
In Italia abbiamo avuto anche il caso Soumahoro…
«Siamo sempre lì: l’uso politico della moralità attraverso la costruzione di un mito. Basti pensare alla copertina dell’Espresso di qualche tempo fa: Soumahoro e Salvini, Uomini e no. Non due posizioni politiche differenti, ma due poli etici: il bene e il male, l’umanità e la disumanità. Ma quando si scopre che il bene non era poi così tanto bene, il castello di carte cade fragorosamente».
In Europa tutto è partito da una Ong, mentre in Italia da una cooperativa di migranti. Si può dire che il Terzo settore sia in crisi?
«Il Terzo settore è indispensabile, ma l’errore è trasformarlo in un modello etico indiscutibilmente buono. Quando dal Terzo settore escono dei progetti politici, non è detto che siano ipso facto positivi. Si può essere in disaccordo col messaggio politico che emerge dal Terzo settore senza essere brutti e cattivi. Proprio perché si è protetti dallo scudo morale della bontà e del no-profit, le possibilità di corruzione aumentano. Bisogna stare attenti che il Terzo settore resti nei suoi limiti».
Pare che a Bruxelles ci sia la volontà di confinare lo scandalo come un affare di italiani. È così o siamo solo alla punta dell’iceberg?
«Non ci fa onore che siano coinvolti soprattutto italiani, però mi sembra che sia emerso un problema sistemico. A prescindere che vi siano altre persone coinvolte, a Bruxelles non se la possono cavare dicendo è un gruppo di italiani…. Non è un gioco che può riuscire». Il Qatargate quanto influirà sul congresso del Pd? «Non lo so. Bisogna capire quanto rimane confinata a sinistra, però il problema è vedere se la sinistra capisce che l’uso della questione morale è sbagliato alla radice. È chiaro che questo è un meccanismo perdente, ma loro continuano a insistere su questo punto…».
Dopo questo scandalo, potrà nascere una maggioranza conservatrice?
«Perché ciò avvenga nell’attuale legislatura, la vicenda dovrebbe allargarsi. Nel 2024, è possibile che questo avvenga, ma al momento no. È evidente, però, che la Meloni, Orbán e i polacchi ne escono rafforzati».
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