È lì scritto nero su bianco. È una sintesi perfetta di quanto ha affermato nel suo breve intervento il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, in aula alla Camera dopo il voto sul rendiconto dello Stato che ha certificato la crisi di voti della maggioranza. È inequivocabile.
Eppure, c’è chi è riuscito a travisare perfino quanto scritto sul bigliettino post voto da Silvio Berlusconi. Bersani ha affermato: «Chiedo al presidente del consiglio, con ogni forza, che prenda atto finalmente della situazione, che compia un atto. Rassegni le dimissioni. Affidi al presidente della repubblica la ricerca di una soluzione che metta in grado il nostro grande Paese di affrontare questa emergenza».
Il sito de la Repubblica ha reinventato le frasi annotate dal Cavaliere sulla base di questo appello in questo modo: «Inizia con «308 (8 traditori)». Al secondo rigo: «ribaltone». Terzo rigo: «voto». Quarto rigo: «prendo atto (rassegni le dimissioni)». Quinto rigo: «presidente Repubblica». Sesto: «una soluzione». Ultimo rigo: «Muoviamoci».
Ora, l’ultimo rigo: «Muoviamoci» proprio non appare sul foglietto, mentre il «prendo atto» è un evidentissimo «prenda atto», così come pronunciato da Bersani, appunto. Ma ben peggio ha fatto il direttore del Tg di La7, Enrico Mentana. Nel suo speciale ha alternato le immagini di Bersani che pronunciava la sua dichiarazione in aula e l’indifferenza di Berlusconi impegnato, secondo Mentana, a prendere appunti su cosa fare senza stare ad ascoltare neppure una parola di quel che stava dicendo Bersani.
Un concetto ribadito più volte tralasciando che i concetti chiave espressi da Bersani: «Prenda atto», «Rassegni le dimissioni», «Affidi al presidente della Repubblica la ricerca di una soluzione», sono gli stessi che si trovano scritti sul foglietto di Berlusconi.
Il punto è che le parole originali del Cavaliere, rispetto a quanto pronunciato da Bersani, così assumono un significato più importante. Esse riguardano gli otto «traditori». Ossia Roberto Antonione, Fabio Fava, Giustina Destro, Giancarlo Pittelli, Luciano Sardelli, Francesco Stagno D’Alcontres, Santo Versace e Franco Stradella. C’è poi «il ribaltone» contro il quale si scateneranno tutti i suoi più tardi. E, infine, «il voto», l’unica prospettiva che Berlusconi dira’ di poter accettare dopo il suo incontro al Quirinale e la sua decisione di annunciare le dimissioni dopo l’approvazione della legge di stabilita’.