La Svizzera tratta, il Titano osserva. Gli elvetici sono molto preoccupati dalla “voluntary disclosure”

Banche-Svizzere-in-ItaliaAccordo fiscale fra Italia e Svizzera è oramai in dirittura d’arrivo. Lo sancisce l’incontro di martedì fra i vertici elvetici e il premier italiano Matteo Renzi. Sul tavolo ci sono diverse questioni, che in qualche modo si intrecciano con la Repubblica di San Marino. Come noto, quello che la Svizzera sta cercando di portare a casa, il Titano lo ha già ottenuto da tempo, uscendo dalla black list e svestendo finalmente i panni di paradiso fiscale.

Sul tavolo ci sono diversi punti oggetto di trattativa. A cominciare dalla possibilità per le banche svizzere di fare ingresso sul mercato italiano dei servizi finanziari. Fatto questo che ancora oggi getta diverse perplessità e nubi tra Italia e Titano: perché se oggi San Marino è collaborativo e in regola le sue banche non possono operare in Italia? Ebbene la Svizzera, evidentemente più scafata, infilerà anche questa richiesta nell’accordo.

Non finisce qui: il presidente svizzero Burkhalter ha aperto alla “regolarizzazione del passato, lo scambio delle informazioni fiscali e la fiscalità dei lavoratori frontalieri”. Insomma se i rapporti saranno nuovi e rinnovati, si deve ripartire da zero. Per questo c’è molta preoccupazione per la cosiddetta “voluntary disclosure”, lo scudo fiscale all’italiana.

La Svizzera si preoccupa: a San Marino invece si sta prendendo sottogamba la misura. Staremo a vedere, in ogni caso la legge sulla riemersione dei capitali all’estero attualmente al vaglio della Camera dei deputati dovrebbe terminare l’iter di approvazione entro il prossimo ottobre. Il testo di quella legge già contiene un’apertura importante verso la Confederazione elvetica, che probabilmente spiega anche l’accelerazione diplomatica delle ultime settimane. La Svizzera di fatto potrebbe diventare un paese “white” anche in tema di rientro dei capitali se entro sei mesi concluderà un accordo fiscale con Roma, una norma che tra l’altro dimezzerebbe la prescrizione fiscale (con enormi benefici sulle sanzioni) per le decine di migliaia di italiani titolari di conti e di capitali oltralpe.

Altro aspetto delicato è la questione dell’autoriciclaggio, reato già presente sul Titano, ma non ancora in Italia. Esso permette di perseguire con molta efficacia i possessori di capitali in fuga e quindi non è ben visto a Berna. In ogni caso lo scenario internazionale è ormai inesorabilmente mutato. Basti pensare ad esempio che proprio lo scorso 5 maggio la Svizzera ha annunciato di voler aderire ai nuovi standard di trasparenza internazionale fissati dall’Ocse.

Standard che, entro un periodo di tempo determinato (non oltre il 2017) prevedono lo scambio automatico di informazioni fiscali sui contribuenti esteri domiciliati nel paese.

David Oddone, La Tribuna

d. o.